venerdì 11 febbraio 2011

I danesi se ne fottono...e fanno bene!


Facciamo un punto della situazione leggendo le principali notizie della stampa di oggi, 10 febbraio 2011: il "fido" di Berlusconi, il ministro Frattini, vorrebbe mandare il caso-Ruby del suo padrone sotto la lente della Corte europea dei diritti dell'uomo (non si sa più che inventarsi per farla franca); introduzione di una tassa sul cinema; la scena finale del film "Il Caimano" di Nanni Moretti censurata dalla RAI nel programma "Parla con me"condotto da Serena Dandini; alla Casa Bianca si finge di appoggiare la rivoluzione egiziana, ingiungendo a Mubarak di dimettersi, mentre in realtà si sta manovrando la transizione secondo gli interessi israeliani perché nulla cambi in Egitto; un deputato repubblicano newyorchese, Chris Lee, che per una foto a torso nudo in chat è costretto alle dimissioni.
Bene, non ho trovato un solo articolo sulle testate nazionali sul fatto che lo Stato danese abbia assunto il controllo di una banca regionale, con sede a Copenaghen, che aveva dichiarato il proprio fallimento.
Come si legge qui "Lo Stato danese ha assunto ieri (07/02/2011) il controllo di una banca regionale, la Amagerbanken, con sede a Copenaghen. L’istituto di credito aveva dichiarato il proprio fallimento domenica sera, affossato dal peso degli investimenti ad alto rischio, legati principalmente al mercato immobiliare, che aveva effettuato prima della crisi finanziaria esplosa nel 2008."
Vi domanderete, dove sta la notizia bomba?
Sta nel fatto che stavolta non è arrivato nessuna pezza salvifica di qualche fondo statale (a spese dei contribuenti ovviamente) che, impedendo il palese fallimento dell'istituto, permetta alla banca di continuare indisturbata e senza colpe il loro lavoraccio.
Anzi, invece di caricare tutto sul debito pubblico esaurendo le risorse della spesa pubblica (sanità, scuole, traporti, etc.) semplicemente si è deciso di far condividere almeno una parte delle perdite agli investitori, soprattutto ai più "facoltosi".
E' una trovata insolita questa danese, che rischia (con le dovute accortenze) di essere seguita anche dai cittadini irlandesi, stanchi di dover rispettare gli accordi presi con UE/BCE/FMI ed essere costretti a sgobbare per circa 100 anni solo per ripagare i disastri fatti dagli speculatori della finanza creativa.
Che il caso Amagerbanken sia da esempio per tutti, con la speranza che in caso di fallimento di una banca, siano i suoi manager a dover pagare, invece di spalmare il salvataggio sulle spalle dei cittadini.

Salvatore Tamburro

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