ANALISI DELLA DOMANDA AGGREGATA DA KEYNES A TAMBURRO, IL FALLIMENTO DEL LIBERISMO E LA SALVEZZA NELLA SOVRANITA' MONETARIA.
PERCHE' OGGIGIORNO E' IMPOSSIBILE RIDURRE LA DISOCCUPAZIONE SENZA AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO?
Le politiche liberiste, quelle che continuano a dire che il mercato si autoregoli da solo, senza l'intervento dello Stato, hanno ormai conclamato i loro fallimenti, conducendo a misure nefaste per l'economia, continuando a mietere vittime tra i cittadini, i quali si ritrovano sempre più collassati sotto il peso di debiti, tasse da pagare e mancanza di lavoro.
Partiamo quindi dalla teoria keynesiana per ricercare una soluzione che sia più valida di quelle liberiste. Secondo Keynes, che ha sempre sostenuto l'intervento dello Stato nelle decisioni di politica economica, la crisi era dovuta ad un’insufficienza di domanda nata sia da parte dei consumatori per i beni di consumo che da parte delle imprese per i beni di investimento.
La cosiddetta "rivoluzione keynesiana" a partire dal 1936 offrì ad economisti e uomini di governo una visione della politica economica che rimase pressoché egemone fino al fiorire, negli anni settanta, del monetarismo, che ebbe come capofila Milton Friedman. Peccato che il liberismo di Friedman sia applicabile solo per mezzo di shock violenti, leggasi crisi economiche, spesso creati ah hoc, che conducono lo Stato a perdere potere monetario in ambito decisionale per trasferirlo nelle mani di istituzioni sovranazionali (come oggigiorno vediamo con la Banca Centrale Europea o con il Fondo Monetario Internazionale), le quali applicano misure di austerità e conducono l'economia ad approvare selvagge privatizzazioni, favorendo così i profitti delle grandi multinazionali a discapito del benessere del popolo. Anche le teorie di un altro famoso liberista, come Friedrich von Hayek, sono risultate fallimentari. Secondo Hayek andava promossa la “demarchia”, un sistema di prezzi liberi tipico del libero mercato e potere minimo all'interventismo dello Stato. Hayek ha fallito perché i mercati sono incapaci di equilibrarsi da soli e perché non bisogna incidere al ribasso sui consumi, per tentare di ridurre la disoccupazione - come lui sosteneva. Anche il liberista Pigou, per tentare di contrastare la visione di Keynes, fece leva su un effetto ricchezza operante sul consumo, presto noto come “effetto Pigou”, secondo il quale, riducendosi i salari, si riducevano anche i prezzi dei prodotti finali: ciò nell'economia reale si rivelò cosa del tutto falsa, poiché era inutile scagliarsi contro i sindacati, colpevoli secondo Pigou, di fissare un livello salariale troppo elevato.
La verità è che se i lavoratori non dispongono di un salario adeguato finiscono per non spendere, e se non spendono si abbassa la domanda, portando gli imprenditori a desistere dal tenere attività imprenditoriali, con la conseguenza che le aziende chiudono o dichiarino fallimento, generando così disoccupazione. Anzi, c'è da aggiungere che se i salari sono bassi, la domanda dei lavoratori (il consumo) è ovviamente bassa e allora tutti i prodotti che vengono realizzati dalle imprese rimarranno invenduti.