domenica 30 settembre 2012

DISOCCUPAZIONE O DEBITO PUBBLICO? (ebook gratis)



ANALISI DELLA DOMANDA AGGREGATA DA KEYNES A TAMBURRO, IL FALLIMENTO DEL LIBERISMO E LA SALVEZZA NELLA SOVRANITA' MONETARIA.

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PERCHE' OGGIGIORNO E' IMPOSSIBILE RIDURRE LA DISOCCUPAZIONE SENZA AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO?

Le politiche liberiste, quelle che continuano a dire che il mercato si autoregoli da solo, senza l'intervento dello Stato, hanno ormai conclamato i loro fallimenti, conducendo a misure nefaste per l'economia, continuando a mietere vittime tra i cittadini, i quali si ritrovano sempre più collassati sotto il peso di debiti, tasse da pagare e mancanza di lavoro.
Partiamo quindi dalla teoria keynesiana per ricercare una soluzione che sia più valida di quelle liberiste. Secondo Keynes, che ha sempre sostenuto l'intervento dello Stato nelle decisioni di politica economica, la crisi era dovuta ad un’insufficienza di domanda nata sia da parte dei consumatori per i beni di consumo che da parte delle imprese per i beni di investimento. 
La cosiddetta "rivoluzione keynesiana" a partire dal 1936 offrì ad economisti e uomini di governo una visione della politica economica che rimase pressoché egemone fino al fiorire, negli anni settanta, del monetarismo, che ebbe come capofila Milton Friedman. Peccato che il liberismo di Friedman sia applicabile solo per mezzo di shock violenti, leggasi crisi economiche, spesso creati ah hoc, che conducono lo Stato a perdere potere monetario in ambito decisionale per trasferirlo nelle mani di istituzioni sovranazionali (come oggigiorno vediamo con la Banca Centrale Europea o con il Fondo Monetario Internazionale), le quali applicano misure di austerità e conducono l'economia ad approvare selvagge privatizzazioni, favorendo così i profitti delle grandi multinazionali a discapito del benessere del popolo. Anche le teorie di un altro famoso liberista, come Friedrich von Hayek, sono risultate fallimentari. Secondo Hayek andava promossa la “demarchia”, un sistema di prezzi liberi tipico del libero mercato e potere minimo all'interventismo dello Stato. Hayek ha fallito perché i mercati sono incapaci di equilibrarsi da soli e perché non bisogna incidere al ribasso sui consumi, per tentare di ridurre la disoccupazione - come lui sosteneva. Anche il liberista Pigou, per tentare di contrastare la visione di Keynes, fece leva su un effetto ricchezza operante sul consumo, presto noto come “effetto Pigou”, secondo il quale, riducendosi i salari, si riducevano anche i prezzi dei prodotti finali: ciò nell'economia reale si rivelò cosa del tutto falsa, poiché era inutile scagliarsi contro i sindacati, colpevoli secondo Pigou, di fissare un livello salariale troppo elevato.
La verità è che se i lavoratori non dispongono di un salario adeguato finiscono per non spendere, e se non spendono si abbassa la domanda, portando gli imprenditori a desistere dal tenere attività imprenditoriali, con la conseguenza che le aziende chiudono o dichiarino fallimento, generando così disoccupazione. Anzi, c'è da aggiungere che se i salari sono bassi, la domanda dei lavoratori (il consumo) è ovviamente bassa e allora tutti i prodotti che vengono realizzati dalle imprese  rimarranno invenduti.

sabato 22 settembre 2012

LA MORTE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO



Dichiaro la pena capitale per il Partito Socialista Italiano (PSI) in quanto, oltre ad essere completamente assente dalla odierna scena socio-politica, si è indebitamente appropriato del termine "socialista", colpevole quindi di utilizzare una denominazione ingannevole, oppure, inconsapevolmente, colpevole di aver sbagliato l'ideologia da perseguire.
Che un economista indipendente come me ritenga i partiti politici, da destra a sinistra, in gran parte collusi con l'oligarchia bancaria e, quindi, non degni nemmeno di sprecare tempo a descriverli, è cosa risaputa. Ma vorrei soffermarmi oggi sull'utilizzo della parola "socialismo", inclusa nel moderno "Partito socialista italiano", quello "nuovo" fondato nel 2007 per intenderci.
Come si legge da wikipedia "Il Partito Socialista Italiano (PSI) è un partito politico italiano di ispirazione socialdemocratica, che si colloca nella sinistra riformista. Dopo un'alleanza col Partito Democratico, nell'Unione di centro-sinistra, e una con la coalizione di sinistra laica e alternativa Sinistra e Libertà, dal 2010 non aderisce a nessuna coalizione e dal 4 novembre 2011, con l'adesione al partito del senatore Carlo Vizzini, ha il suo rappresentante in Parlamento.". In realtà per le prossime elezioni politiche 2013, pur di ottenere qualche poltrona in Parlamento, quasi sicuramente si alleeranno col PD di Bersani e col Sel di Vendola, come già auspicato dallo stesso segretario nazionale del PSI, Riccardo Nencini.
Ma a parte strategie di "sopravvivenza parlamentare" che poco mi interessano, e delle quali lascio interessarsi i giullari politici e mediatici di regime, ritengo sia necessario richiamare l'importanza sull'uso dei termini.
Il socialismo dovrebbe rappresentare quella ideologia basata sull'uguaglianza di tutti i cittadini sul piano economico e sociale, oltre che giuridico. 

giovedì 20 settembre 2012

L'AUSTERITÀ' EUROPEA E LA PROSPERITÀ' SVEDESE


Mentre in Europa la ricetta economica più seguita è quella dell'austerità, ossia tagli della spesa pubblica (riducendo i beni e servizi offerti ai cittadini), riduzione dei salari, aumento delle imposte fiscali, in Svezia fanno il contrario: aumentano la spesa pubblica!
Il piano di spesa del primo ministro Fredrik Reinfeldt prevede infatti rispetto al 2012 un aumento di 24 miliardi di corone (2,83 miliardi di euro), “di cui 23,4 sono già stati impiegati”. Una cifra compresa tra lo 0,5 e l’1 per cento del pil.
Tra i principali beneficiari dell’aumento ci sono le imprese (che beneficiano di una riduzione delle imposte dal 26,2 al 22 per cento), l’occupazione giovanile, la ricerca, le infrastrutture, la polizia e il sistema giudiziario, tutti settori che in paesi come Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, hanno subito drastici tagli.
In Svezia gli standard di vita sono molto alti, paragonabili a quelli di Canada, Australia, Giappone e degli altri Paesi nordici europei. Il suo punto di forza è basato su un sistema socialista, fortemente statalista, in cui la presenza dello Stato nelle faccende socio-economiche è molto marcata.