venerdì 31 dicembre 2010

Buon anno alla generazione senza avvenire



In questo momento la maggior parte di voi sarà intenta ad organizzare il cenone di fine anno, di questo 2010 che volge al termine. Ci si ritrova tra amici e parenti a festeggiare l'inizio di un nuovo anno, e come tutti gli anni ci si augura che sia migliore del precedente, con gli stessi auguri e le stesse speranze di realizzare i nostri sogni. Ci si accorge però che la situazione in realtà non cambia, anzi peggiora di volta in volta. Trovare un posto di lavoro diventa un'utopia, i prezzi di benzina, cibo e servizi vari aumenteranno di circa mille euro in più rispetto all'anno precedente, e ciò contrasta con l'aumento dei disoccupati e dei cassi integrati. Siamo diventati la generazione che vive giorno per giorno, senza certezza per il domani, che non è in grado di poter raggiungere quella stabilità economica capace di poter pensare a un futuro sereno.
In tutto questo la nostra classe politica è totalmente incapace di governare un Paese, piegata ed inerme di fronte la sete di potere delle grandi corporations e delle banche dagli scopi prettamente privati.
Mentre i telegiornali degli ultimi giorni intervistano attrici e soubrette per gli auguri alla nazione e per informare il pubblico sui loro prossimi spettacoli, nessuno ha dato risalto all'ennesimo suicidio di un ragazzo di 27 anni, causato dalla perdita di un posto di un lavoro.
Riporto l'articolo qui di seguito, invitando i lettori ad una riflessione: un posto di lavoro è molto di più che un impiego, è una speranza per il futuro, è una strada per realizzare un equilibrio personale e familiare; ancora per quanto tempo possiamo permettere a questa èlite composta da politici, banchieri, manager dagli interessi privati di manipolare le nostre esistenze fino a privarci della vita stessa?

Crisi: ennesimo suicidio per la perdita del lavoro (di Gianpaolo Battaglia)
Mentre i nostri politici stanno trascorrendo le loro vacanze natalizie lontano dal lavoro data la lunga sosta prevista per il Parlamento, e siamo sicuri che ciascuno di essi ne avrà approfittato per concedersi il lusso di una destinazione molto appetibile, nel paese reale continuano ad accadere fatti drammatici legati alla dura contingenza della crisi economica; è di poche ora la notizia diffusa da un giornale locale, La Nuova Sardegna, di un gesto estremo compiuto da un ragazzo che, rimasto senza lavoro in quanto licenziato, ha deciso di togliersi la vita la sera prima di Natale impiccandosi nel garage della sua abitazione; un suicidio, l’ennesimo legato al dramma della perdita del lavoro come il nostro giornale ha più volte certificato raccontando, in passato, episodi analoghi ( Crisi: dacci oggi il nostro suicidio quotidiano ) ( Disuguaglianza e suicidi ).
Tornando all’ episodio del suicidio avvenuto a Cagliari, veniamo a raccontare i fatti; il ragazzo protagonista del gesto estremo era un lavoratore di 27 anni impiegato da 10 presso una società di soccorso stradale con un contratto a tempo indeterminato, una sorta di miraggio di questi tempi. A metà Dicembre tuttavia il ragazzo, il cui nome per volere dei genitori è stato mantenuto riservato, riceve una lettera di preavviso di risoluzione del rapporto da parte dei vertici della società nella quale si legge che deve andarsene a causa di un esubero del personale.
Il ragazzo entra naturalmente in un vortice di disperazione preoccupato soprattutto, come hanno raccontato i genitori, per quelle rate della macchina e della tv che deve ancora estinguere e che ora non sa come onorare;pochi giorni e poi il gesto estremo che lo porta scegliere la strada del suicidio.
A trovare il suo corpo senza vita all’interno del garage di famiglia, impiccato al soppalco del magazzino con una corda, è stata la madre stessa. «Non aveva problemi, andava tutto bene. Fino a quando non l'hanno licenziato» sono state alcune delle parole pronunciate da parte dei genitori del ragazzo, la cui storia sembra essere comune a molti giovani e meno giovani.
Stretti dalla morsa della crisi (che qualcuno ci racconta non esserci) e della disoccupazione sono sempre più coloro i quali perdono il lavoro e si ritrovano dall’ oggi al domani in mezzo ad una strada; per alcuni di loro, il gesto del suicidio non è poi una ipotesi così remota e spesso purtroppo si sceglie anche di attuarlo. Il tutto nell’ indifferenza ed incapacità di una classe politica intenta soltanto, come dimostrano gli ultimi avvenimenti di cronaca, ad accaparrarsi poltrone e piazzare nei posti di comando, ben retribuiti, parenti, amici, ed amici degli amici.
Storie come quella accaduta a Cagliari, con protagonisti portati al suicidio da una società sorda ed incapace, non sono una novità e, ne siamo certi, continueranno purtroppo ad accadere; chissà se l’eco di quanto accaduto al giovane arriverà nei luoghi dove i nostri politici stanno trascorrendo le loro meritate vacanze.

Salvatore Tamburro

mercoledì 22 dicembre 2010

Prepararsi all'invasione cinese

Mentre l'ISTAT ci fa sapere che la disoccupazione è ai massimi da gennaio 2004, con un 24,7% dei giovani senza lavoro e un tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni (ovvero la percentuale di chi non ha lavoro e non lo cerca) pari al 38,6%; in tutto questo su alcuni quotidiani sembra passare in sordina una notizia dagli esiti colossali, ovvero che la "Cina sia pronta a salvare l'euro"!
"Con le sue enormi riserve valutarie la Cina, gia' primo sottoscrittore di bond americani, si era impegnata nei giorni scorsi ad acquistare debito portoghesi. Ora l'apertura e' su scala europea".
La domanda da porsi è: i cinesi bluffano o fanno sul serio?
Qualora i Cinesi stessero bluffando significa che si tratti solo di belle promesse fatte ai paesi PIIGS senza nulla di concreto, al solo scopo di far godere le borse per il rally di fine anno.
E se facessero sul serio e quindi permettessero alla Cina di comprare gli euro-bond, invece, quale sarebbe il prezzo da pagare?
"In gioco ci sono interessi economici colossali come quelli trattati nel vertice bilaterale con la Ue svoltosi nella capitale cinese: una non belligeranza nel commercio internazionale che potrebbe sfociare in un trattato bilaterale sugli investimenti, e magari un coordinamento rafforzato Cina-Ue in sede di G20. "
State certi che ai cinesi non sta a cuore la ripresa delle economie dell'UE senza aver nulla in cambio.
Avete presente il rapporto Cina-USA? Esiste un patto, nemmeno troppo nascosto, tra i due Paesi, ossia: la Cina detiene la maggior parte dei bond americani ed in cambio gli USA, Paese consumista per eccellenza, si fa carico di acquistare le cianfrusaglie cinesi generate da quella immensa manodopera a buon mercato di cui dispone.
Se alla Cina venisse concesso di comprare il debito europeo la concessione sarebbe quella di autorizzare un'invasione in "casa nostra" attuata dall'inafferrabile manodopera cinese, che finirebbe per sfaldare completamente le già precarie economie locali. Se si considera che in Italia il 99,9% sono piccole e medie imprese e la quasi totalità di PMI (il 95%) è costituita da imprese con meno di 10 addetti, vien da sè che non si può competere col gigante Cinese che verrà agevolato da "una non belligeranza nel commercio internazionale", ossia farlo entrare nel nostro paese dall'ingresso principale.
Questa possibile mossa della Cina potrebbe, se attuata, farla balzare in molto meno di un decennio dal secondo al primo posto nella classifica delle più potenti economie mondiali, superando gli Stati Uniti in termini di prodotto interno lordo.
Il cammino del dragone cinese avanza inesorabile e potrebbe fare terra bruciata lungo il suo percorso.
Cominciate a cercare qualche corso di lingua cinese mandarino, potrebbe tornarvi utile in un prossimo futuro.

Salvatore Tamburro

giovedì 16 dicembre 2010

Natale tra lusso e povertà, il divario non si arresta



Il divario tra ricchi e poveri è sempre in continua crescita. Ormai la classe intermedia delle persone cosiddette "normali", ovverò che non vivono nel lusso ma nemmeno in condizioni precarie, si sta sempre più assottigliando. Ci sono notizie che a leggerle contrastano nettamente tra di loro.
Siccome stiamo sotto natale, nell'emirato ricco di petrolio di Abu Dhabi, presso uno degli alberghi più lussiosi al mondo, l'Emirates Palace, hanno ben pensato di soddisfare i propri clienti con un albero di natale alto piu' di 13 metri, con appesi diamanti e orecchini e altri gioielli del valore complessivo di circa 11 milioni di dollari. Coi petrodollari si può tutto! E pensare che parliamo di un paese musulmano, che decora l'albergo con un albero natalizio emblema delle festività cristiane e che a ben scavare nella storia l'albero di natale risulta essere un simbolo delle festività pagane. Ma a parte queste contraddizioni, il contrasto maggiore di una notizia del genere si percepisce quando si legge da un'indagine svolta dall'Adico (associazione difesa consumatori) il cui Presidente Carlo Garofolini commenta: "C'è poco da festeggiare. Dopo un anno di rincari e aumenti speculativi, le famiglie sono state costrette a indebitarsi per sopravvivere. E nelle loro tasche rimarrà solo un quinto della tredicesima".
Un'altra contraddizione è quella riferita al settore del cibo: secondo dati della Fao produciamo cibo per 12 miliardi di persone, mentre gli esseri umani sulla Terra attualmente sono 6 miliardi e 800 milioni, quasi 1 miliardo di individui denutriti che muoiono per mancanza di cibo.
Verrebbe da pensare a chi troppo e a chi niente. Da cosa deriva tutto cio? Si tratta solo di una errata allocazione delle risorse? Uno scherzo del destino che si diverte ad aiutare gli audaci petrolieri\banchieri contro i modesti lavoratori\precari\disoccupati?
L'unica cosa certa è che ormai non si possa più parlare di una "piramide" socio-economica il cui vertice sia composto da una ristretta cerchia di ricchi fino a giungere ad una larga base composta da poveri; bensì dovremmo rappresentare la società non più come una piramide, ma come una figura a forma di "clessidra", assottigliata nella parte centrale della sua struttura proprio ad indicare la quasi inesistenza della classe economica intermedia, dirigendosi verso una società in cui ci saranno sempre più ricchi e sempre più poveri.

Salvatore Tamburro

martedì 14 dicembre 2010

Sei grande grande grande (e le mie pene me le ricordo ancor di più)


Era il 1971 quando Mina incideva "Grande, grande, grande"; oggi invece nel supplemento al Bollettino di Finanza Pubblica di Bankitalia si legge il dato aggiornato del nostro Debito Pubblico: 1.867,398 miliardi di euro! A leggerlo viene subito la voglia di intonare la canzone di Mina.
In appena un mese (da settembre a ottobre) è aumentato di 23 miliardi di euro, mentre dall'inizio dell'anno la crescita è stata di 104 miliardi, con un incremento del 5,9%.
Il vortice del debito eterno continua senza sosta e senza via di uscita.
Intanto l'asta spagnola ha portato a un brusco aumento dei rendimenti dei titoli di stato del paese; mentre la moralizzatrice S&P ha messo sotto osservazione il rating del Belgio (quasi tecnicamente insolvente). Anche le condizioni creditizie della Spagna resteranno difficili per almeno un anno e il paese iberico potrebbe aver bisogno di un intervento d'emergenza come Grecia e Irlanda.
In sostanza Grecia, Irlanda e Portogallo sono già insolventi e la Spagna li segue a ruota; in Italia quasi 600.000 lavoratori coinvolti nella cassa integrazione con un taglio alla busta paga mediamente superiore ai 7.500 euro; quasi il 5% delle famiglie che hanno un mutuo sono in difficoltà nel pagare la rata mensile e risultano dunque insolventi; in un solo mese i disoccupati sono aumentati di 93mila unità; rialzo sui prezzi di benzina e diesel.
Ma tanto che importa, il governo dei "miracoli" ha preso la fiducia (tra compravendita di voti e tradimenti) e sono tutti contenti.

Salvatore Tamburro

venerdì 10 dicembre 2010

La Federal Reserve? Meglio chiuderla secondo gli americani


Mentre in Italia ex patron Callisto Tanzi viene condannato a 18anni di carcere per il crac Parmalat e mentre continua la compravendita dei voti per la mozione di fiducia prevista il 14 dicembre, intanto dagli Stati Uniti si ascolta un coro anomalo espresso da un recente sondaggio creato dall'agenzia Bloomberg su un campione di elettori americani. I risultati di questo sondaggio propongono delle dichiarazioni molto scomode per Ben Bernanke (visibilmente affranto nella foto), presidente della Federal Reserve: per il 39% degli interpellati la FED non dovrebbe essere una entità indipendente ma dovrebbe rispondere al Congresso, mentre per il 16% andrebbe abolita completamente. Solo per il 37% la Fed dovrebbe rimanere una istituzione indipendente dalla politica (come lo è adesso...in mano a privati, più indipendente di così?!). Se il sondaggio si traducesse in una votazione reale Bernanke dovrebbe trovarsi un nuovo lavoro.
La FED altro non è che una banca centrale controllata da un'entità esterna privata: le lobby di Wall Street, ossia Rothschild, Rockefeller, Morgan & company.
Evidentemente, per gli americani partecipanti al sondaggio, le soluzioni attuate da Bernanke di iniettare 3.300 miliardi di dollari di liquidità nel sistema finanziario USA e comprare 600 miliardi di dollari di titoli del Tesoro si sono rivelate poco gradite, per non dire fallimentari.

Salvatore Tamburro

lunedì 6 dicembre 2010

Una questione di consapevolezza: Eric Cantona e il 7 dicembre 2010



Bene, domani sarà il 7 dicembre e siccome sono stanco di rispondere alle stesse email, faccio prima a scriverlo sul blog, sperando di poter fare un po' di chiarezza.
Come ben saprete è da mesi, dall'8 ottobre 2010 per essere precisi, che circola sul web il video dell'ex calciatore Eric Cantona, circa la sua proposta di ritirare i soldi dalle banche per far crollare il sistema.
Le solite domande sono:
1)perchè dovremmo ritirare i nostri soldi, cosa cambierebbe?
2)ma se crolla il sistema non peggioriamo la nostra situazione?
3)vuol dire che devo tenere i soldi a casa sotto la mattonella?
etc. etc.
Allora dietro la proposta di Cantona si nasconde una parolina magica che molti non conoscono, chiamata "RISERVA FRAZIONARIA".
Che cos'è?
Cito Wikipedia: "La riserva frazionaria è la percentuale dei depositi bancari che per legge la banca è tenuta a detenere sotto forma di contanti o di attività facilmente liquidabili."
In Europa la riserva frazionaria è del 2%, stabilito non dai governi dei Paesi membri, bensì da un regolamento interno alla privata Banca Centrale Europea (BCE), secondo quanto stabilito dall'articolo 4 del regolamento 1745/2003 della BCE.
Tradotto significa che se domattina mi recassi allo sportello della mia banca a depositare 100 euro in contanti, la banca avrebbe l'obbligo di conservare a riserva il 2% della cifra, ossia 2 euro, e prestare (quindi con fuoriuscita dalla cassa della banca) i restanti 98 euro della somma.
Questo giochetto permette alle banche di creare denaro ex nihilo, ossia dal nulla. Facendo dei calcoli, da un deposito di 100 euro, attraverso l'alternanza depositi-prestiti-depositi e così via, e grazie all'artificio della riserva frazionaria, la banca arriva a creare 5000 euro, ossia 4900 euro creati dal nulla, cioè 50 volte la cifra depositata.
Questo è un esempio fatto con 100 euro di deposito, provate a pensare quanto la banca crei dal nulla depositando 1.000, 5.000, 10.000 euro e così via.
Questa è la ragione per cui se tutti i correntisti della Banca XXX andassero contemporaneamente a ritirare i loro risparmi la Banca XXX non potrebbe erogarli a tutti, per il semplice fatto che quei soldi non esistono a riserva, ovvero materialmente NON CI SONO.
Il 7 dicembre non avverrà nessun collasso del sistema bancario perchè le persone non aderiranno in modo massiccio all'evento, ma le finalità di questa proposta sono in particolare due: la prima è suscitare curiosità nelle persone e spingerle a domandarsi "perchè dovrei ritirare i miei soldi in banca per cambiare il sistema? Sarà mica che son proprio le banche l'origine di questo sistema economico malsano?"; la seconda finalità è di far capire al sistema bancario che "adesso noi sappiamo", che potremo attuare soluzioni concrete ed in antitesi al loro diktat, e quindi non possono più ignorarci.
Ricordatevi sempre la citazione di Henry Ford (che ho volutamente posto come prima pagina del mio libro) che dice: "Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani."
Sarò ottimista, ma confido nella buona comprensione del popolo.

Salvatore Tamburro

sabato 4 dicembre 2010

Verso la Grande Bolla


Ieri Trichet, presidente della BCE, annuncia di offrire liquidità illimitata. Nello stesso giorno anche Bernanke, presidente della Federal Reserve, annuncia che ci si potrebbe non fermare al QE2 da 600 miliardi di dollari, bensì pensare anche a un QE3, QE4 e così via.
Per questi individui la soluzione per uscire dalla crisi è di inondare il mercato di liquidità infinita, che tradotto significa salvare il c...onto alle banche insolventi e riversare i debiti dei prestiti contratti sui cittadini europei ed americani.
Quel paraculo di Jamie Dimon, presidente della JP Morgan Chase, dichiarava ieri : "trovo molto strano che si continui a dare la colpa alle banche per i default degli stati e che le banche vengano accusate di speculare sui titoli di stato: le banche sono i più grandi detentori di questi titoli." Beh caro Dimon, se magari non avessi accettato di recente 25 milardi di dollari dal governo americano, il quale invece di donarli a te avesse speso questi miliardi per il bene della comunità, allora avrei anche compreso il tuo discorso. Ma siccome quei soldi li hai accettati, credo sia un discorso un po' ipocrita da parte tua.
Dimon come altri suoi colleghi banchieri applicano la regola: nazionalizziamo le perdite, privatizziamo gli utili.
Ecco perchè le borse chiudono in positivo, nonostante il pessimo rapporto sull'occupazione americana (disoccupazione salita al 9,8%): a loro basta sapere che vengano sparate iniezioni di liquidità nel mercato per stare con le spalle coperte e poi se ne fregano per chi resta senza lavoro.
I vari QE faranno ingrossare la bolla finchè questa non scoppierà, in quanto i governi non riusciranno più a far fronte alla pressione debitoria che stanno sottoscrivendo.
Intanto l'Economist, il giornale dei banchieri, pubblica un articolo dal titolo Don't do it, ossia "Non fatelo", riferito alle possibilità di uscita dei Paesi da Eurolandia.
I consigli dell'Economist sono bensi di approfittare di queste difficoltà, mettendo in ordine i conti pubblici, tagliando la Spesa pubblica, riducendo l’intervento dello Stato nell’economia. La cara vecchia scuola liberista non muore mai.
Per uscire dalla crisi basterebbe fare l'opposto di quanto professato da BCE, FED, FMI e giornali quali l'Economist, invece le loro parole sono il diktat imposto ai nostri governanti.

venerdì 3 dicembre 2010

Liquidità BCE senza limiti


Ecco il piano di Trichet: aste della BCE a tasso fisso e liquidità illimitata per i primi mesi del 2011. Liquidità illimitata? Caspita!
Ci siamo meravigliati (non più di tanto) quando al FED ha inettato nel sistema un QE2 da 900 miliardi di dollari (il QE2 prevede nuovi acquisti di titoli di stato USA, di durata compresa tra i 5 e i 6 anni, per un totale di 600 miliardi di dollari a partire da subito e fino a giugno 2011: in media 75 miliardi di dollari al mese immessi sul mercato; e poi continuerà il processo volto a reinvestire i fondi ricavati dalla scadenza delle mortgage-backed securities, per un totale di 250-300 miliardi di USD), mentre adesso Trichet dichiara "liquidità illimitata"!
E circa il rischio inflazione? Su questo fronte il capo della BCE "continua a non vedere, nel 2011, un rischio di surriscaldamento delle economie di Eurolandia"...mi sa che avrebbe bisogno di un paio di occhiali nuovi.
Come analizza l'attento bimboalieno: l’Europa ha lottato per mesi per cercare di distinguersi dagli USA, salvo poi oggi accettare l’evidenza che l’unica via è avviare le rotative e comprare quei titoli di Stato che il mercato non vuole più.
Inoltre la Bce ha confermato il tasso di riferimento dell'Eurozona al minimo storico dell'1% (in vigore dal maggio 2009). Rimangono invariati anche il tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento, all'1,75%, e quello sui depositi presso l'eurotower, allo 0,25%.
Certo non si può dire che il tasso all'1% sia un livello alto, ma lo diventa se lo si confronta con lo 0.5% della Banca d'Inghilterra e il pressoche' zero di Fed e Bank of Japan. Quindi se Trichet continua ad ignorare la crisi di Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo (e molto presto anche dell'Italia) quando si tratta di tassi di interesse, allora non può che dare mirabili suggerimenti ai governanti europei a tutto discapito di noi cittadini di Eurolandia: tagli della spesa pubblica, che tradotto vuol dire quindi minori beni e servizi per tutti (come se già ne avessimo in abbondanza).
In tutta questa situazione ci gode l'avvoltoio Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario internazionale, che ci ricorda che alcuni paesi europei "non sono lontani dall’ orlo del precipizio" e con una mano punta il dito moralizzatore verso i PIIGS e con l'altra è pronto ad indebitarli con prestiti da usuraio.

Salvatore Tamburro

giovedì 2 dicembre 2010

La quiete prima della tempesta?



Le borse tornano a respirare. L'asta dei titoli di stato spagnoli è andata bene. Il Tesoro spagnolo ha effettuato un'emissione di 2,468 milioni di buoni del Tesoro a tre anni. La domanda è stata buona, ammontata a 5,59 miliardi nella forchetta prevista, ma Madrid ha dovuto concedere un tasso in forte rialzo rispetto alla precedente emissione per attrarre di più.
Vanno male invece i titoli tedeschi. Del resto, l'attesa asta di titoli di stato a cinque anni (bobl) della Germania ha ricevuto oggi richieste minori rispetto all'offerta, dimostrando come anche il mercato del debito tedesco non sia al riparo dalle tensioni del mercato. A fronte dei 5 miliardi messi all'asta, l'agenzia federale tedesca che gestisce i collocamenti di titoli di debito ha ricevuto richieste per soli 4,55 miliardi di euro. L'insuccesso dell'asta a 5 anni ha avuto subito ripercussioni sui bund il cui tasso è salito al 2,769% dal 2,67% di ieri.
Importante la riunione di politica monetaria della BCE di oggi, in cui Trichet deciderà in materia di tassi di interesse.
Intanto il Wall Street Journal sbatte in prima pagina che Italia e Spagna, insieme al Portogallo, sembrano essere più a rischio contagio dalla crisi dei debiti sovrani in Europa, e sarebbero in prima linea nel chiedere alla Bce azioni più decisive per combattere la crisi.
A queste notizie si aggiunge il parere del premio Nobel per l'Economia Edward Prescott che dichiara "l'economia dell'Italia non va bene: speriamo che si arrivi ad un accordo sulle riforme strutturali e che poi si riesca ad attuarle. Bisogna promuovere la crescita della produttività, ridurre le spese e le tasse, perchè tassare significa deprimere il Paese."
Grazie, ci voleva Prescott per capire che non stiamo messi bene.
La verità è che si sta solo cercando di guadagnare tempo. Grecia, Irlanda e Portogallo sono già insolventi e la Spagna li segue a ruota. E se tocca alla Spagna la situazione travolgerà anche l'Italia.
Per cui godetivi la quiete prima del sopraggiungere della prossima tempesta.

Salvatore Tamburro

mercoledì 1 dicembre 2010

Scommesse in Eurozona e le casse della FED


Mentre il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, rischia la prigione per crimini sessuali in seguito ad un mandato di cattura internazionale emesso dall'Interpol in 188 paesi su richiesta della Svezia, (forse per aver dichiarato l'uscita di documenti scottanti sulla lobby delle banche?) e la chiusura del suo sito, intanto si stanno decidendo le sorti dell'Europa e si fanno scommesse sul futuro stato membro che dichiarerà insolvenza.
Dopo Grecia ed Irlanda, si punta adesso il dito contro Spagna e Portogallo. Dopo le iberiche toccherebbe all'Italia.
Se Portogallo e Spagna non faranno la fine della Grecia e Irlanda, entrambe costrette a chiedere l'aiuto finanziario di Ue e Fmi, l'Italia da parte sua non verra' colpita dalla crisi del debito sovrano dell'Eurozona: "ha una situazione che non suscita timori" dice il ministro dell'Economia tedesco Rainer Bruederle.
Ormai viviamo in una "Germanocrazia"!
Intanto la Banca Centrale Americana, la Federal Reserve, forzata dalle nuove regole finanziarie ha svelato nomi e cifre delle banche che, attraverso 11 programmi, hanno fatto ricorso in totale ad aiuti per $3300 miliardi da dicembre 2007 a luglio 2010.
Citigroup, Merrill Lynch e Morgan Stanley sono quelle che, messe insieme, hanno attinto per la maggiore parte del totale dei fondi elargiti dalla Fed attraverso il programma "Primary Dealer Credit Facility" (lanciato nel marzo 2008 come strumento di prestiti a breve termine) da $9000 miliardi (oltre la meta' della produzione Usa).
In Europa come negli Usa la situazione è simile: ricette economiche targate "lacrime&sangue" per i cittadini pur di salvare il sistema bancario.

Salvatore Tamburro