lunedì 26 settembre 2016

FUSIONE TRA LONDON STOCK EXCHANGE E DEUTSCHE BORSE, QUALI VANTAGGI?


Pare che le prove di matrimonio siano finite e ci si prepara alle nozze tra la London Stock Exchange Group ed il Gruppo Deutsche Börse previsto per la metà del 2017.

Premessa.
La London Stock Exchange Group è la holding nata dalla fusione tra Borsa Italiana e la sua equivalente inglese la London Stock Exchange. In pratica ha in pugno la Borsa Italiana e la C.C.G, la nostra Cassa di Compensazione e Garanzia.
Senza dimenticare che gli azionisti privati di maggioranza del LSE Group sono QIA (il fondo sovrano del Qatar) e Black Rock (fondo di investimento americano).

Il Gruppo Deutsche Börse è una società che gestisce lo scambio di azioni e altri titoli. Gestisce la Borsa di Francoforte, controlla tra l'altro il mercato di strumenti derivati Eurex e la società Clearstream (sede in Lussemburgo), la stanza di compensazione che, insieme ad Euroclear, detiene il monopolio quasi completo degli scambi di obbligazioni a livello internazionale. 

martedì 19 luglio 2016

UNA CONSUETUDINE PERICOLOSA


"Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo." (P.P.Pasolini)

Quello che sta accadendo in questo ultimo periodo ha dei toni sconvolgenti che a molti possono apparire banali. Perchè banali?
Perchè ritenuti "normali", consuetudinari, ripetuti ormai con costanza. E' proprio questa forma di "normalità" che temo più di tutte.

Quando il mio vicino non si scandalizza e considera un fatto ormai abitudinario la morte di 84 persone nel pieno centro di una città europea durante un attacco terroristico, quando si considera normale che un golpe militare possa svanire dopo poche ore e nessuno azzarda ipotesi che sia stato lo stesso governante ad organizzare il golpe per far pulizia degli oppositori politici e dei militari, giudici, giornalisti a lui contrari.

venerdì 24 giugno 2016

BREXIT, SVALUTAZIONI E ORO



Perchè conviene investire in oro fisico nello scenario economico attuale?

In un contesto storico in cui i debiti sovrani dei Paesi aumentano sempre di più, in cui gli Stati per scagionare un rischio sistemico vanno in salvataggio delle banche (vedi BAIL-IN o i casi dei risparmiatori truffati di Banca Etruria), in cui il mercato borsistico è instabile ecco, quindi, che l'unico posto sicuro in cui investire i vostri soldi è quello di detenere lingotti di ORO FISICO 24k

Guardiamo per un attimo ai risultati del BREXIT: 

la sterlina affonda di oltre il 10%, scendendo a quota 1,33 dollari, il peggior risultato dal 1985 a oggi. Persino la moneta dello Zimbabwe sta guadagnando sul pound inglese.

I listini di borsa crollano a picco, tutti negativi: 
- Londra -4,40%
- Parigi -8,09%
- Milano -10,33%
- Francoforte -6,76%
- Amsterdam -5,56%

In Italia, bagno di sangue senza precedenti per i titoli bancari: Mediolanum, Bper, Mps, Bpm e Banco Popolare segnano perdite teoriche superiori al 20%, con Intesa che cede il 19%.

Cosa è accaduto invece al prezzo dell'ORO?
- prezzo ORO +5,33%

Perchè questa inversione di tendenza tra finanza e oro fisico?
Semplice. Perchè in situazioni di incertezze, in cui gli investimenti in azioni, obbligazioni, valute, non sono più sicuri ecco allora che tutti si precipitano ad acquistare il bene rifugio per eccellenza: l'ORO.

venerdì 29 aprile 2016

Considerazioni sul FONDO ATLANTE


Perchè il Governo non si impegna per creare un fac-simile del FONDO ATLANTE anche per salvare le imprese italiane (3.619 fallimenti dichiarati solo nel I trimestre del 2016), invece di creare un fondo di investimento atto a sostenere unicamente le banche lontane dall'economia reale del Paese?
N.B.: Atlante impiegherà anche fino a 3-4 miliardi di euro per l'acquisto della parte più a rischio delle sofferenze bancarie, le tranche cosiddette junior. Per una banca poter piazzare le proprie tranche junior dopo la cartolarizzazione delle sofferenze significa fare uscire completamente i crediti in sofferenza dai bilanci.
Non sarebbe bello se anche le PMI avessero facoltà di scaricarsi delle loro sofferenze e ripulire i loro bilanci?
Poi ci sarebbe da domandarsi: se oltre a banche e fondazioni bancarie arrivano risorse anche dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) tali risorse non si configurerebbero come "aiuti di Stato" vietati dall'Ue? 
Perchè quando si tratta di salvare i risparmiatori italiani (v. banca Etruria) con il Fondo Interbancario Tutela Depositi (FITD) sono aiuti di Stato (quindi vietati), e quando bisogna finanziare le banche invece l'Unione europea fa finta di nulla?

Ma si sa...per le banche vale sempre il detto "Too big to fail"

Salvatore Tamburro


lunedì 21 marzo 2016

HELICOPTER MONEY: WEIDMANN Vs. TAMBURRO


Secondo il Presidente della Bundesbank, Jean Weidmann:
“L’helicopter money (i soldi forniti direttamente ai cittadini, misura contemplata dal chief economist della Bce Peter Praet la settimana scorsa) “non è una manna che cade dal cielo, quello che farà è creare buchi enormi nel bilancio della banca centrale”, citando quanto rilasciato in tedesco al quotidiano Funke Mediengruppe.

Weidmann ha aggiunto che “la politica monetaria non è una panacea di tutti i mali, non sostituisce le riforme strutturali necessarie nei singoli paesi e non risolverà tutti i problemi di crescita dell’Europa”.

Tra queste poche righe Wiedmann commette almeno 2 errori.

Facciamo però una breve premessa.
I vari Quantitave Easing (dal LTRO al TLTRO fino all'emissione di 60 milardi di euro\mese) sono stati un fallimento: tasso di inflazione al 2% non raggiunto; stimolo della crescita economica e dell'occupazioni non raggiunti.
Probabile che nelle alte sfere della B.C.E. Draghi e compagni si siano accorti che tutto questo denaro creato dal nulla dalla banca centrale non finisca nell'economia reale (cittadini ed imprese), bensì nella speculazione finanziaria.
Ecco allora che si discute circa l'applicazione di una sorta di "emissione monetaria alternativa".

mercoledì 20 gennaio 2016

BAIL-IN: IL PIANO DI CONFISCA DEI RISPARMI DEGLI ITALIANI


Chi mi conosce e mi segue da tempo sa che sono diversi anni che informo gli Italiani circa le truffe del sistema bancario.
Adesso tutta la polvere che i banchieri avevano cercato di nascondere sotto il tappeto sta finalmente venendo fuori. Il re è nudo.
Gli italiani vedono la loro fiducia calpestata dalle banche, i loro sacrifici derisi, i loro rendimenti ormai trasformati in promesse che non saranno mantenute.
Stanno aprendo gli occhi e si accorgono che i loro risparmi, messi da parte spesso dopo aver sostenuto sacrifici per una vita intera, adesso sono andati o stanno per andare letteramente in fumo.
 
Non è affatto un caso che, a partire dal 1° gennaio 2016, sia entrato in vigore il BAIL-IN.
 
In cosa consiste?
In sostanza, il salvataggio dell’istituto di credito non avverrà più con soldi pubblici (dello Stato e/o delle banche centrali), bensì attraverso la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti (come quelli dei correntisti che abbiano depositato più di 100mila euro) o la loro conversione in azioni, per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente a risolvere la crisi e a mantenere la fiducia del mercato.
Tradotto in parole semplici: adesso l'onere di salvare una banca in dissesto ricade sui risparmiatori della stessa banca, in particolare su:
- azionisti
- obbligazionisti
- correntisti (con oltre 100mila euro di deposito).
Gli azionisti della banca colpita dal crac saranno i primi a farne le spese. Poi si passerà a colpire i possessori delle obbligazioni convertibili in azioni emesse dall'istituto bancario in crisi, i possessori delle obbligazioni subordinate e poi i possessori delle obbligazioni non garantite, tra cui quelle 'senior insecured'. Se il patrimonio di azionisti e obbligazionisti non dovesse essere sufficientemente svalutato per colmare le perdite delle banca, si passerà ad attingere dai depositi dei correntisti.
 
In Italia abbiamo banche solide?
Il parametro fondamentale per capire la solidità patrimoniale di una banca è il Common equity tier 1 ratio, in sigla Cet1, che la BCE pretende che sia non inferiore all'8% nei casi ordinari. Il Cet1 segnala il rapporto tra il patrimonio netto (capitale + riserve) e le attività ponderate per il rischio. Una percentuale minima dell'8% corrisponde ad esigere che una banca non presti denaro alla clientela per un importo superiore a 12,5 volte il proprio capitale, tenuto conto dei rischi.
In Italia, la media del Cet1 per le banche è dell'11%, quindi, ben al di sopra dei minimi regolamentari imposti.
Purtroppo però non tutte le banche italiane soddisfano questo requisito.