sabato 20 dicembre 2014

LA BUFALA DELLE TLTRO AL SERVIZIO DELL'ECONOMIA REALE



Cosa sono le TLTRO?
Lo scorso 5 giugno 2014 il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di "condurre per un periodo di due anni una serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO, Targeted Longer-Term Refinancing Operations), con l'obiettivo di "migliorare l’erogazione di prestiti bancari a favore del settore privato non finanziario". Il 29 luglio successivo la BCE ha pubblicato dettagli e modalità delle 8 operazioni TLTRO, le prime due a settembre e dicembre 2014 e le successive a distanza di tre mesi l'una dall'altra a partire da marzo 2015.
Il rimborso dei finanziamenti derivanti da tutte le operazioni TLTRO avverrà nel settembre 2018, ma le banche avranno l'opzione di rimborsare con frequenza semestrale qualsiasi quota degli importi ottenuti in una qualsiasi operazione TLTRO già a partire da 24 mesi dopo detta operazione.

Tasso di interesse concesso?
Il tasso di interesse applicato sulle operazioni TLTRO sarà pari a quello delle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema in essere al momento dell'operazione più uno spread di 10 punti base.
Attualmente il TUR=0,05%, quindi vuol dire che le banche aderenti alle TLTRO sconteranno un tasso di interesse del 0,15% (0,05 tasso base + 0,10 spread) sul prestito concesso dalla BCE.
Un gran bel regalo di Draghi alle banche verrebbe da pensare.

La differenza tra LTRO E TLTRO?
L'obiettivo delle TLTRO sarebbe quello di aprire linee di credito a famiglie e imprese, ossia far confluire nell'economia reale tutti questi miliardi concessi da Draghi quasi a gratis.
Ed è ciò che differenzia la magica sigla “Tltro” dalla più nota “Ltro” che tra il 2011 e 2012 servì a iniettare una buona dose di liquidità nel sistema bancario Ue affetto da una paralisi pressoché totale, soldi che le banche utilizzarono per ricapitalizzare i loro bilanci e\o per speculare sui mercati finanziari.
Con le LTRO parlavamo di oltre mille miliardi di euro:
-1a asta: il 22 dicembre 2011, quando 523 banche hanno partecipato all'asta LTRO richiedendo 489,191 miliardi di euro;
-2a asta: il 29 febbraio 2012, quando 800 banche hanno partecipato all'asta LTRO, richiedendo 529,53 miliardi di euro.
Di questi 1.018 miliardi di euro l'economia reale non ha visto nemmeno un centesimo.

sabato 6 settembre 2014

LE MOSSE DI DRAGHI, LA GERMANIA E IL MADE IN ITALY


Come era prevedibile il 04/09/2014 la BCE ha abbassato i tassi a breve di riferimento allo 0,05% dal precedente 0,10, nuovo minimo storico assoluto. La Banca centrale europea ha anche tagliato il tasso di deposito in negativo a -0,02%.
Detto in parole povere, le banche dovrebbero essere meno stimolate a "parcheggiare" la loro liquidità presso la BCE e darla in prestito a famiglie e imprese.

In realtà ciò non è detto che avvenga e forse non avverrà.
Perchè?

In primis, le banche sono in attesa che la BCE acquisti le loro obbligazioni garantite (covered bonds e Abs), ossia attività problematiche che incorporano anche crediti in sofferenza.

Il secondo passo sarà attendere le famigerate TLTRO, ossia "Targeted longer-term refinancing operations" che Draghi ha dichiarato pronte a vantaggio delle banche commerciali, miliardi di euro da prestare (leggasi "regalare") alle banche commerciali che a loro volta dovranno prestarli a famiglie ed imprese (con esclusione per i mutui "prima casa").
Queste iniezioni di liquidità proposte dalla BCE dovrebbero essere di 400 miliardi di euro, ma a mio avviso toccheranno una cifra intorno ai 750 miliardi di euro.
Mi auguro che tali TLTRO non facciano la fine delle precenti LTRO (prestiti da mille miliardi di euro) finite a ricapitalizzare i bilanci delle banche e nel vortice delle speculazioni finanziarie, non lasciando un centesimo per le PMI.

sabato 21 giugno 2014

I NUOVI "REGALI" DI DRAGHI (BCE) PER IL 2014-2015


Mario Draghi, nelle vesti di presidente dalla Banca Centrale Europea, ha deciso una serie di misure economiche valide per il 2014-2015 allo scopo di stimolare l'economia, abbassare la quotazione dell'euro e allontanare lo spettro della deflazione che sta portando disoccupazione e recessione economica in tutta Europa.

Quali saranno questi strumenti e a cosa serviranno? 

1) Taglio del TUR (tasso ufficiale di riferimento) a 0,15%, mentre il tasso sui depositi overnight è del -0,1% (in sostanza alle banche commerciali sarà addebitato lo 0.1% sui depositi delle loro riserve presso la BCE). Ciò dovrebbe condurre le banche commerciali a non depositare la loro liquidità presso la BCE, ma ad erogarla a famiglia ed imprese.

2) Stop alla sterilizzazione dei titoli del Piano SMP (ossia il Securities Markets Programme, cioè l'acquisto di titoli di debito pubblico da parte della Bce sul mercato secondario) allo scopo di immettere nuova liquidità nel sistema. La Bce interromperà le operazioni settimanali con cui riassorbe la liquidità creata comprando titoli di Stato durante la crisi del debito, pari a circa 165 miliardi di euro. Da quattro anni, ogni settimana la Banca centrale "drena" dal sistema (offrendo depositi fruttiferi alle banche) la liquidità immessa con i riacquisti di titoli di Stato nell'ambito del programma Smp, che ha dato ossigeno ai Paesi colpiti dalla crisi. Interrompendo questa prassi, la liquidità aggiuntiva resterà sui mercati.

giovedì 8 maggio 2014

LO SPETTRO DELLA DEFLAZIONE CHE NESSUNO VUOLE NOMINARE



Draghi continua a definirla "bassa inflazione" (o disinflazione), io preferirei chiamarla "deflazione". La deflazione esprime correttamente ciò che stiamo vivendo, in quanto essa deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende. Come spiegava Keynes, in tempi di crisi il risparmio è distruttivo perché se tutti risparmiano la domanda aggregata diminuisce e con essa diminuisce la ricchezza in quanto diminuiscono produzione e occupazione.
Non è un caso che oggi registriamo un calo della produzione e livelli record di disoccupazione. Di norma le crisi producono deflazione quando le banche vengono coinvolte. 
È questo il caso della crisi del ’29 o di quella giapponese degli anni ’90. 
L'anno 2014 segnerà la deflazione per: ITALIA, PAESI BASSI, SPAGNA. Le ricette di Draghi saranno o quelle di ridurre ulteriormente il TUR (oggi lasciati invariati allo 0,25%) oppure ricorrere alle solite iniezioni di liquidità (stile LTRO).
Esistono crisi economiche senza complicazioni finanziarie, ma non esistono crisi finanziarie senza complicazioni economiche reali.

Salvatore Tamburro


domenica 13 aprile 2014

ITALIA - COME RISPARMIARE 70 MILIARDI DI EURO L'ANNO?



APPELLO PER UNA BANCA PUBBLICA DI INTERESSE NAZIONALE

Scarica il testo integrale con tabelle in formato pdf

Il Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) è, accanto al Trattato sull'Unione Europea (TUE), uno dei documenti fondamentali dell'Unione Europea (UE). Assieme costituiscono le basi fondamentali del diritto primario nel sistema politico dell'UE.
Il TUE contiene soprattutto i principi istituzionali.
Il TFUE, invece, è composto da ben 358 articoli; in particolare spiega in modo più dettagliato il funzionamento degli organi dell'UE e stabilisce con precisione in quali ambiti l'UE è attiva e con quali competenze.

Di seguito si citano l'art.1, art.123 e l'art.128 del TFUE1:
Articolo 1
1.Il presente trattato organizza il funzionamento dell'Unione e determina i settori, la delimitazione e le modalità d'esercizio delle sue competenze.
2.Il presente trattato e il trattato sull'Unione europea costituiscono i trattati su cui è fondata l'Unione. I due trattati, che hanno lo stesso valore giuridico, sono denominati «i trattati».

Articolo 123
1.Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2.Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati.

mercoledì 26 marzo 2014

ANCHE I PREMI NOBEL SBAGLIANO, KRUGMAN COMPRESO (moneta endogena)


Economisti di professione, professori universitari e addirittura premi Nobel spesso apprendono da giovani nozioni errate che poi ripetono pedissequamente per il resto della loro vita, senza revisionare o correggere certe valutazioni.
Del resto, che ai laureandi in economia facciano studiare anche delle falsità me ne accorsi già durante i miei anni universitari, quando al corso di "Economia degli intermediari finanziari" ci facevano studiare su libri di testo che rappresentavano la Banca d'Italia come una banca pubblica.

Quando si tratta di un premio nobel per l'economia, però, ci si aspetta maggiore preparazione e conoscenza su certi aspetti, in particolare quelli inerenti lo studio della moneta.
Paul Krugman, Premio Nobel per l'economia nel 2008 per la sua analisi degli andamenti commerciali e del posizionamento dell'attività economica in materia di geografia economica, è uno degli economisti più affermati e osannati del mondo.
Qualsiasi cosa lui scriva sul New York Times diviene vangelo economico.
Eppure, nonostante certe sue critiche al sistema siano condivisibili, in certe cose anche lui prende grossi abbagli.

In questo articolo intitolato "Banking Mysticism, Continued" tratto dal suo blog, Krugman scrive:

"First of all, any individual bank does, in fact, have to lend out the money it receives in deposits. Bank loan officers can’t just issue checks out of thin air"

traduzione:
"Prima di tutto, ogni singola banca, deve, nei fatti, prestare i soldi che riceve tramite i depositi. Gli impiegati addetti ai prestiti bancari non possono semplicemente emettere assegni dal nulla."

Caro Paul, ciò che affermi è sbagliato!

Esistono ormai centinaia di confessioni, riportate anche da fonti ufficiali delle banche centrali, in cui si afferma che la moneta sia creata dalle banche commerciali attraverso i prestiti e non il contrario.
Le banche non hanno bisogno dei depositi per poi erogare prestiti.
Anzi, avviene il contrario di quanto normalmente si suppone: sono i prestiti a creare i depositi.
Di recente è anche la Banca Centrale d'Inghilterra (BoE) ad ammetterlo in un bollettino ufficiale emesso di recente.

martedì 25 febbraio 2014

RENZI, LA PATRIMONIALE E L'ADDESTRAMENTO CINOFILO


Molti addestratori cinofili per addestrare il proprio cane utilizzano comandi in tedesco, poichè ritengono siano più secchi e di facile apprendimento per il proprio fido.
Ad esempio:
FUSS=PIEDE
SITZ=SEDUTO
PLATZ=TERRA
BLEIBE=RESTA
AUS=LASCIA
KOMM=VIENI
RUHE=ZITTO
e così via. 
Sono sicuro che il governo renziano sia stato addestrato prima della mostra e già si intravedono i primi risultati.

La squadra di Renzi offre la possibilità a studiare un fenomeno macro-economico interessante ed allo stesso tempo dal risvolto sbalorditivo, ossia quello di tagliare miliardi da una parte per piazzarli da un'altra parte allo scopo di far crescere l'economia, generare posti di lavoro e vivere tutti felici e contenti. Peccato sia impossibile attendersi tali risultati, ecco perchè il governo renziano è già morto e fallito in partenza.

Presumo che Delrio, Padoan, Gutgeld e figuriamoci Renzi, non abbiamo mai letto un libro di Keynes, nè tanto meno un suo breve articolo. Se Keynes fosse vivo e analizzasse i progetti di riforme del nuovo governo prenderebbe Renzi di faccia e gli direbbe: "Come cazzo fai ad aumentare il PIL senza aumentare il denaro in circolazione? Che tu decida di tagliare qua per mettere lì non serve ad una cippa! Somaro!" Probabilmente lo direbbe con maggior garbo, ma la sostanza sarebbe quella.
Ovviamente sappiamo che Renzi non conta nulla, non è altro che l'ennesimo burattino nelle mani della finanza internazionale posto lì per fare gli interessi dei "poteri forti". Lui, come i suoi precedessori non eletti democraticamente (Monti e Letta), sono dei meri esecutori.

Vi dico tre nomi che da soli dovrebbero bastarvi per capire la direzione del tracollo che a breve prenderà l'Italia con un governo del genere:

1) Yoram Gutgeld, consigliere economico di Matteo Renzi, già prima della salita al Colle di Renzi affermava che: "Se fossi ministro farei privatizzazioni subito e tagli alle pensioni"

2) Michael Ledeen, una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico Matteo Renzi, nonchè in passato consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca. Ledeen è stato la mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, è stato la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, è stato una delle menti della guerra al terrore promossa dall’Amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all’Iraq e della potenziale guerra all’Iran, è stato uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano.

3) Carlo Padoan, ministro dell'economia. In Argentina lo ricordano per aver spinto il Paese sudamericano nell’abisso economico; ex dirigente del FMI, ex consulente della Bce ed ex vice segretario dell’Ocse. Forte sostenitore della patrimoniale.

Quanto alla PATRIMONIALE, questa non è altro che il preambolo di quello che il FMI ha già preannunciato diversi mesi fa: un prelievo forzoso sui conti correnti. Ultimamente si parla spesso di patrimoniale da imporre agli italiani. Sarà mica perchè l’Italia ha il più grande risparmio privato d’Europa, ossia circa otto mila miliardi di ricchezza accantonati dai cittadini italiani durante i decenni dal dopo guerra in poi? "A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina" diceva un politico mafioso italiano, poi prescritto per reato di partecipazione in associazione a delinquere (Cosa Nostra).
Se poi a proporla è anche il numero uno della Bundesbank, ossia Weidmann secondo il quale: "Un paese in crisi deve pagare da sè i propri debiti, anche a costo di una patrimoniale. Inutile l'Omt, perchè mette a rischio l'indipendenza della Bce". Qualcuno ricordi a Weidmann che faremmo volentieri a meno dell'indipendenza della BCE e del diktat di Berlino se avessimo la nostra sovranità monetaria!

E mentre qui da noi si pensa a cosa tagliare e a come tassare i risparmi degli italiani per ricavare tra l'altro poche briciole che non servirebbero nè a risollevare l'economia, nè ad estinguere il debito pubblico (illegale, tra l'altro) e nè a generare occupazione, dall'altra parte del mondo il PIL aumenta a livelli che qui da noi ci sognamo, come in Giappone dove stanno creando moneta al ritmo di 50 miliardi di dollari al mese, solo come Banca Centrale; mentre in Cina dove stampano 340 miliardi di euro al mese.
Attenzione: non sto parlando di emissioni annuali, ma di emissioni MENSILI!
Come fanno? Le banche centrali sono pubbliche, sotto lo stretto controllo del governo, stampano moneta e finanziano investimenti pubblici che danno linfa vitale all'economia, riattivando le imprese portandole ad assumere nuovi lavoratori e, di conseguenza, portando ad incrementare i consumi e a far crescere il PIL.

Inoltre, visto che Renzi e la sua squadra di "esperti" mira a stanare 30 miliardi di euro dal sommerso gli offro un consiglio gratuito: con l'ausilio della magistratura e della guardia di finanza, andasse ad esaminare tutti i tracciamenti bancari dei principali istituti di credito italiani, fondazioni e fondi di investimento verso i paradisi fiscali, sono sicuro che sarebbe contento di trovare una cifra di molto superiore ai 30 miliardi di euro che spera di trovare raschiando, invece, le tasche ormai vuote dei piccoli artigiani e commercianti che hanno deciso di sopravvivere a questo sistema fiscale illegale, invece di scappare da questo Paese.

Salvatore Tamburro

domenica 2 febbraio 2014

ENRICO LETTA: "LA CRISI E' FINITA". TAMBURRO SMENTISCE.


Mi rendo conto che uno dei compiti di un presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana sia anche quello di infondere fiducia ed ottimismo, sia verso i propri connazionali, sia quando si va all'estero a cercare investitori a cui svendere "i gioielli di famiglia" , attraverso le privatizzazioni e sia (soprattutto) verso i propri datori di lavoro (i mercati borsistici).

Enrico Letta intervistato in diretta da Al Arabiya ha detto: “Investite in Italia che offre opportunità: la crisi è superata“. E ancora: "La situazione è stata veramente difficile negli ultimi cinque anni, c'è stata la crisi dell'eurozona, l'Italia era in difficoltà per il debito pubblico, ora siamo a un un punto di svolta, io sono ottimista perchè per la prima volta tagliamo il debito dopo 6 anni, la situazione sta cambiando, la crescita sarà l'1% quest'anno e il 2% l'anno prossimo. La situazione sta cambiando verso la stabilità, io presento qui un piano di grandi privatizzazioni, una grande opportunità di investire in Italia". 

Vorrei ricordare al premier Letta che il suo ottimismo è un sentimento strettamente personale, ma i fatti e i dati confermano il contrario delle sue previsioni e urge quindi smentire quanto ha affermato da Al Arabiya
L'Italia non è affatto un paese che ha superato la crisi: il debito pubblico è in costante aumento; i consumi sono fermi; siamo in piena deflazione economica; le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi i beni e servizi prodotti, finiscono per collocarli (svenderli) a prezzi inferiori; di conseguenza le imprese sono obbligate a ridurre gli investimenti e i costi del lavoro, generando disoccupazione.

In Europa abbiamo 20 milioni di disoccupati. In Italia la disoccupazione generale è al 12,7 per cento, mentre tra i giovani il tasso di disoccupazione è al 41,6 per cento (dati di dicembre 2013). Questi sono livelli record di disoccupazione che evidenziano disagi non solo economici, ma anche sociali.

Con uno scenario economico così nefasto, caro premier, le sembra che l'Italia sia un Paese fuori dalla crisi?

mercoledì 22 gennaio 2014

L'Ordine e la Fondazione dei Commercialisti di Napoli contro la privatizzazione della Banca d'Italia


L'Ordine e la Fondazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Napoli esprimono la più viva preoccupazione per gli evidenti pericoli sottesi all'operazione di privatizzazione della Banca d'Italia che il Governo ha posto in essere con il Decreto legge n. 133 del 27 novembre 2013, attualmente in corso di esame alla Camera ai fini della eventuale conversione. 
L'Ordine e la Fondazione fanno, dunque, proprie le pesanti perplessità espresse da numerosi componenti della Commissione Finanze della Camera dei Deputati in occasione dell'audizione del Ministro Saccomanni, avuta luogo il 16 gennaio. Nella sostanza, si modifica la disciplina legislativa in materia di controllo del credito, del risparmio e della vigilanza bancaria per sottrarre l'autorità preposta a tali funzioni di controllo – la Banca d’Italia – ad ogni vincolo pubblicistico e per metterla completamente e definitivamente a disposizione delle banche.

Autorevoli autori, come Nino Galloni, Salvatore Tamburro, Marco Della Luna, hanno da tempo rilevato che non è ammissibile che l’ente preposto in Italia al controllo del credito ed alla vigilanza bancaria sia di proprietà dei soggetti privati - come tali, per definizione orientati al proprio profitto – al cui controllo l’ente stesso sarebbe formalmente preposto. In una fase già così drammatica per l'economia italiana, per le imprese e per i lavoratori, il decreto legge n. 133 del 27 novembre 2013 esprime un approccio al credito e al risparmio che si pone in manifesta contraddizione con la volontà dei Costituenti, i quali posero il lavoro a fondamento dell'Ordinamento nazionale e all’art. 47 disposero: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito”. Al contrario della Costituzione italiana, che subordina dunque gli interessi finanziari alla tutela del lavoro e del bene pubblico, i trattati comunitari pongono il sistema bancario al vertice degli interessi e dei poteri: il dl 133/2013 sposa l'ottica europeista e bancocentrica e tradisce quella, orientata al bene comune, della Costituzione italiana.

giovedì 16 gennaio 2014

MERKEL E DRAGHI, PESSIMI CUOCHI


Il 23 novembre 2011, in concomitanza con l’approvazione del Six Pack, la Commissione Europea presentò due proposte di regolamento (Two Pack - la cui base giuridica trova fondamento nell’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) che sono entrate in vigore il 30 maggio 2013 e sono attive direttamente dal 1° gennaio 2014. 
Il primo regolamento istituisce misure di controllo dei budget degli Stati dell’Eurozona e procedure di vigilanza particolari per gli Stati minacciati da difficoltà economiche. 
Il secondo regolamento, valido per tutti i Paesi dell’Ue, prevede regole di bilancio comuni al fine di rafforzare la sorveglianza reciproca e i meccanismi di controllo dei bilanci ex ante: in pratica, il 15 ottobre di ogni anno ogni Paese membro deve presentare all’Unione europea il proprio progetto di bilancio per l’anno successivo e, se questo dovesse piacere perchè non rispetta i vincoli di bilancio imposti dalla troika, la Commissione può chiedere, entro 15 giorni, la presentazione di un progetto di bilancio rivisto.

Sfido chiunque a contraddirmi sul fatto che Parlamento e governo italiano non decidono quasi più nulla della politica economica nazionale; tutto il potere è nelle mani di organismi europei non eletti da alcun cittadino europeo, nel mentre che la gran parte dei rappresentanti politici difende gli interessi finanziari di banche e multinazionali.

Nel 1919 l'economista John Maynard Keynes contestò il Trattato di Versailles con parole che si rivelarono profetiche: «Se diamo per scontata la convinzione che la Germania debba esser tenuta in miseria, i suoi figli rimanere nella fame e nell’indigenza, se miriamo deliberatamente alla umiliazione dell’Europa centrale, oso farmi profeta, la vendetta non tarderà». Adesso le parti sono invertite, con i paesi periferici al tracollo e la Germania in posizione di relativo vantaggio, la crisi attuale presenta molteplici analogie con quella nefasta fase storica, che creò i presupposti per estremismi politici, l’ascesa del nazismo e la seconda guerra mondiale.