domenica 2 febbraio 2014

ENRICO LETTA: "LA CRISI E' FINITA". TAMBURRO SMENTISCE.


Mi rendo conto che uno dei compiti di un presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana sia anche quello di infondere fiducia ed ottimismo, sia verso i propri connazionali, sia quando si va all'estero a cercare investitori a cui svendere "i gioielli di famiglia" , attraverso le privatizzazioni e sia (soprattutto) verso i propri datori di lavoro (i mercati borsistici).

Enrico Letta intervistato in diretta da Al Arabiya ha detto: “Investite in Italia che offre opportunità: la crisi è superata“. E ancora: "La situazione è stata veramente difficile negli ultimi cinque anni, c'è stata la crisi dell'eurozona, l'Italia era in difficoltà per il debito pubblico, ora siamo a un un punto di svolta, io sono ottimista perchè per la prima volta tagliamo il debito dopo 6 anni, la situazione sta cambiando, la crescita sarà l'1% quest'anno e il 2% l'anno prossimo. La situazione sta cambiando verso la stabilità, io presento qui un piano di grandi privatizzazioni, una grande opportunità di investire in Italia". 

Vorrei ricordare al premier Letta che il suo ottimismo è un sentimento strettamente personale, ma i fatti e i dati confermano il contrario delle sue previsioni e urge quindi smentire quanto ha affermato da Al Arabiya
L'Italia non è affatto un paese che ha superato la crisi: il debito pubblico è in costante aumento; i consumi sono fermi; siamo in piena deflazione economica; le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi i beni e servizi prodotti, finiscono per collocarli (svenderli) a prezzi inferiori; di conseguenza le imprese sono obbligate a ridurre gli investimenti e i costi del lavoro, generando disoccupazione.

In Europa abbiamo 20 milioni di disoccupati. In Italia la disoccupazione generale è al 12,7 per cento, mentre tra i giovani il tasso di disoccupazione è al 41,6 per cento (dati di dicembre 2013). Questi sono livelli record di disoccupazione che evidenziano disagi non solo economici, ma anche sociali.

Con uno scenario economico così nefasto, caro premier, le sembra che l'Italia sia un Paese fuori dalla crisi?

Quanto alle privatizzazioni, devo ricordare al premier Letta che un Paese con un'economia sana e fuori dalla crisi, come lui afferma, non ha bisogno di privatizzare asset strategici.
Si è deciso di mettere sul mercato fino al 40% di Poste italiane e fino al 49% di Enav: un’operazione che potrebbe avvenire anche in più fasi, con cui si punta a incassare fino a 5,8 miliardi di euro.

Il totale delle dismissioni dovrebbe prevedere la svendita di: 
- Poste
- Eni 
- Stm 
- Grandi Stazioni,
- Enav 
- Sace 
- Fincantieri
- Cdp Reti 
- Tag

Si spera di recuperare un introito (nella migliore delle ipotesi) di 12 miliardi di euro.
Questa cifra sarebbe infine destinata a copire per un 50% il debito pubblico e per un 50% per ricapitalizzare la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).
Vorrei ricordare a Letta e Saccomanni, che in questo periodo parlarno di PRIVATIZZAZIONI con la bava alla bocca, le seguenti constatazioni:

1) stiamo svendendo asset strategici e li stiamo regalando a privati, molti dei quali sono anche nostri concorrenti (il gruppo cinese State Grid of China,  la più grande società al mondo di utenza elettrica di proprietà statale) è interessato a quote delle reti del gas (Snam) ed elettrica (Terna) )

2) Il 50% delle dismissioni andate a buon fine, circa 6 miliardi di euro, destinate a ridurre il debito pubblico sarebbero, oltre che inutili, da ritenersi delle briciole visto che abbiamo un debito pubblico di 2.100 miliardi di euro. Il debito pubblico è di per se illegale, composto da miliardi di euro pagati alle banche per interessi sui TdS, interessi confluiti in esso anno dopo anno.

3) Quanto alla Cassa Depositi e Prestiti: essa è una società per azioni a controllo pubblico, il Ministero dell'Economia e delle Finanze  detiene l'80,1% del capitale, il 18,4% è posseduto da un nutrito gruppo di fondazioni bancarie, il restante 1,5% in azioni proprie. Gestisce una parte consistente del risparmio nazionale, il risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti), che rappresenta la sua principale fonte di raccolta. Più che ricapitalizzare la Cdp l'ideale sarebbe quello di eliminare l'ingerenza delle fondazioni bancarie e far ritornare la Cassa sotto il pieno controllo statale.

Una cosa è essere ottimisti, altra cosa è illudere il popolo.

Salvatore Tamburro

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