giovedì 16 gennaio 2014

MERKEL E DRAGHI, PESSIMI CUOCHI


Il 23 novembre 2011, in concomitanza con l’approvazione del Six Pack, la Commissione Europea presentò due proposte di regolamento (Two Pack - la cui base giuridica trova fondamento nell’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) che sono entrate in vigore il 30 maggio 2013 e sono attive direttamente dal 1° gennaio 2014. 
Il primo regolamento istituisce misure di controllo dei budget degli Stati dell’Eurozona e procedure di vigilanza particolari per gli Stati minacciati da difficoltà economiche. 
Il secondo regolamento, valido per tutti i Paesi dell’Ue, prevede regole di bilancio comuni al fine di rafforzare la sorveglianza reciproca e i meccanismi di controllo dei bilanci ex ante: in pratica, il 15 ottobre di ogni anno ogni Paese membro deve presentare all’Unione europea il proprio progetto di bilancio per l’anno successivo e, se questo dovesse piacere perchè non rispetta i vincoli di bilancio imposti dalla troika, la Commissione può chiedere, entro 15 giorni, la presentazione di un progetto di bilancio rivisto.

Sfido chiunque a contraddirmi sul fatto che Parlamento e governo italiano non decidono quasi più nulla della politica economica nazionale; tutto il potere è nelle mani di organismi europei non eletti da alcun cittadino europeo, nel mentre che la gran parte dei rappresentanti politici difende gli interessi finanziari di banche e multinazionali.

Nel 1919 l'economista John Maynard Keynes contestò il Trattato di Versailles con parole che si rivelarono profetiche: «Se diamo per scontata la convinzione che la Germania debba esser tenuta in miseria, i suoi figli rimanere nella fame e nell’indigenza, se miriamo deliberatamente alla umiliazione dell’Europa centrale, oso farmi profeta, la vendetta non tarderà». Adesso le parti sono invertite, con i paesi periferici al tracollo e la Germania in posizione di relativo vantaggio, la crisi attuale presenta molteplici analogie con quella nefasta fase storica, che creò i presupposti per estremismi politici, l’ascesa del nazismo e la seconda guerra mondiale.

L'Unione Europea è un po' come un ristorante che esteticamente può apparire bello ed elegante, ma che in cucina nasconde dei pessimi chef. I cuochi Merkel e Draghi stanno cucinando aspre ricette di austerity e privatizzazioni (chiedetevi a chi giova svendere imprese pubbliche per sanare un debito pubblico, come quello italiano, pari a oltre 2.100 milardi di euro per avere in cambio un’entrata di appena 12 miliardi di euro), stanno servendo piatti amari che, tra non molto, si riveleranno piatti vuoti per tutti i cittadini europei. Sono sempre di più i commensali che auspicano lo scoppio di questa pentola a pressione chiamata euro-zona, il cui coperchio potrebbe esplodere colpendo direttamente i cuochi in pieno volto.
Nell'Ue le strategie di una crescita sono inesistenti, l'Italia registra un livelli record di disoccupazione e debito pubblico, si continuano a perseguire politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso, ignorando (volutamente) che gran parte dell’Unione europea è in depressione.
L’Unione Monetaria ha creato una generazione di giovani disoccupati e contemporaneamente ha arrestato la libertà economica: l'Italia compare all'86esimo posto della classifica della libertà economica nel 2014, secondo l'indice stilato dall'Heritage Foundation, dove per libertà economica si intende "una società libera in senso economico, gli individui sono liberi di lavorare, di produrre, di consumare, di investire in qualsiasi modo scelgano di fare. Nelle società economicamente libere, i governi permettono che il lavoro, i capitali e i beni circolino liberamente". 
Non esistono più margini di trattativa nell'Unione europea, da essa non resta che fuggire...e a gambe levate!

Salvatore Tamburro

1 commento:

  1. Concordo con la conclusione. Ovviamente non è sufficiente attivare gli strumenti formali di uscita da Eurolager.
    Io credo che i cosidetti Piigs abbiamo la possibilità storica di unirsi come unico soggetto di pressione sia sull'Europa che sulla Nato per costituire un polo politico-economico alternativo cooperante con i paesi del mediterraneo più che con l'Europa nordica.

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