venerdì 19 agosto 2011

Mettiamoci una toppa con gli Euro-bond


Mentre le borse crollano e i debiti dei Paesi europei (e non solo) aumentano di continuo (il debito pubblico italiano ha raggiunto quota 1.900 miliardi di euro e ne paghiamo 80 miliardi di euro l'anno solo di interessi), si discute ormai da tempo del progetto Euro-bond, ossia creare Titoli di Stato europei che non vadano ad indebitare i singoli paesi membri (già in difficoltà come i PIGS) ma che vengano intestati (spalmati) direttamente all'Unione Europea.
Secondo Tremonti e Juncker quella degli euro-bond è l'unica soluzione per risolvere la crisi dell'eurozona. 
Dello stesso parere anche Robert Putnam della Harvard Kennedy School, noto in tutto il mondo per i suoi studi sul "social capital" e sul funzionamento della democrazia. Secondo Putman i più forti devono aiutare i più deboli, quindi dare origine a un titolo di debito europeo garantirebbe maggiore coesione all'Unione Europea tra i paesi membri che, appunto, condividerebbero tutti insieme il fardello del debito pubblico.
Personalmente ritengo che questa degli euro-bond sia solo una trovata per dare una boccata di ossigeno ai mercati e ai PIGS già in grosse difficoltà, non di certo uno strumento utile per uscire dalla crisi.
A pensarla così sembra anche Juergen Stark, il "falco" della BCE che afferma: "Gli eurobond sono stati dipinti come una soluzione magica per uscire dalla crisi, ma in realtà sarebbe come curare i sintomi non le cause dei problemi". 
Il problema è che l'economia si fonda su un sistema basato su debito originato dal sistema bancario e gravato sulle spalle degli Stati (e quindi sui cittadini). 
Questo sistema è fallito.
Fin quando non si capirà che per ristrutturare il debito sarà necessaria la nazionalizzazione (leggasi: sovranità monetaria) o il fallimento di alcuni soggetti finanziari, non usciremo mai dai questa crisi e qualsiasi strumento ideato da politici o mondo della finanza, tipo euro-bond o altri, non saranno altro che palliativi, delle cure momentanee che di certo non liberano gli Stati dal cancro del debito pubblico.

Salvatore Tamburro

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