venerdì 13 gennaio 2012

L'austerità europea e il Turbo-Japan



Ultimamente, anche se non capita molto spesso, mi ritrovo d'accordo con quanto scrive l'economista americano Paul Krugman in "Deciphering Japan's "Safe Haven" Status".
In sostanza dice che infliggere troppe misure di austerità sui conti pubblici degli Stati è una cosa negativa, perchè si rischia bloccare la crescita economica.
Krugman cita a sua volta l'economista capo del Fondo Monetario, Olivier Blanchard il quale, in una sua recente analisi afferma: "gli investitori sono schizofrenici sul problema del risanamento dei conti pubblici e su quella della crescita"; e ancora dice Blanchard: "(gli investitori) prima reagiscono positivamente alle misure di austerity, dopo reagiscono negativamente quando le misure producono un rallentamento della crescita, come spesso succede."
Tutto ciò dimostra ancora una volta che il mondo della finanza è vittima di schizzofrenia, gli investitori operano come nevrotiche sanguisughe dedite unicamente al profitto, capaci di cambiare idea in un nanosecondo qualora arrivassero "rumors" su eventuali perdite o guadagni.
In termini più semplici: agli investitori della politica monetaria di un Paese non frega niente, contano solo i margini di guadagno, soprattutto nel breve termine.

Quanto al Giappone, considerato uno "Stato-rifugio", il discorso va precisato. Krugman dice che: "Il Giappone è considerato un rifugio sicuro, nonostante il suo elevatissimo debito pubblico (rapporto debito pubbli\PIL al 220% - FMI), come i Paesi che hanno conservato la loro valuta. C'è una caratteristica importante dell'economia del Sol Levante per capire la forza dello yen: l'interazione fra deflazione e tassi di interesse a zero.".
Siamo d'accordo che il Giappone applica un tasso di interesse ufficiale dello 0,1% e quindi è come se la Bank of Japan (la banca centrale giapponese) regalasse praticamente denaro.
Ma come è possibile questo? Quello che Krugman non dice è che in realtà, nonostante "sulla carta" la BoJ risulta indipendente dal Governo giapponese, nei fatti ed in virtù dell'art.4 del "Bank of Japan Act" del 18/06/1996 si afferma che "The Bank of Japan shall, taking into account the fact that currency and monetary control is a component of overall economic policy, always maintain close contact with the government and exchange views sufficiently, so that its currency and monetary control and the basic stance of the government's economic policy shall be mutually compatible.", ossia che la BoJ conserva una stretta dipendenza dal Governo in materia di politica monetaria. In sostanza il Governo dice quanto occorre per soddisfare la spesa pubblica e la BoJ stampa denaro che sarà usato dalle istituzioni per originare beni e servizi; tutto il contrario di quanto avviene in Europa con la B.C.E. ed negli Stati Uniti con la Federal Reserve, dove le banche centrali (private) impongono il loro diktat sulla politica monetaria dei singoli Stati, generando inflazione poichè stampano denaro a fronte di mancata produzione di beni\servizi e a tutto vantaggio dei banche e speculatori. 
Non è un caso che il Giappone sia la seconda economia mondiale, dopo gli USA, ed avanza in maniera inesorabile verso il primato, non è un caso che abbia livelli di inflazione bassissimi o che riesca a ricostruire un'autostrada distrutta dal sisma in appena 6 giorni, mentre qui da noi impiegano tempi biblici per simili lavori.
Confrontare due Paesi, dove uno sia in grado di gestire la propria politica monetaria mentre l'altro no, è come paragonare una Bugatti Veyron (top-speed 406km/h) con una Fiat Panda (top-speed 160km/h). 


Salvatore Tamburro

1 commento:

  1. Il Giappone può permettersi tale debito pubblico per il semplice fatto che tale debito è quasi completamente in mano ai cittadini giapponesi. Se il debito fosse nelle mani di stranieri come nel nostro caso saremmo nella stessa barca.

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