giovedì 16 dicembre 2010

Natale tra lusso e povertà, il divario non si arresta



Il divario tra ricchi e poveri è sempre in continua crescita. Ormai la classe intermedia delle persone cosiddette "normali", ovverò che non vivono nel lusso ma nemmeno in condizioni precarie, si sta sempre più assottigliando. Ci sono notizie che a leggerle contrastano nettamente tra di loro.
Siccome stiamo sotto natale, nell'emirato ricco di petrolio di Abu Dhabi, presso uno degli alberghi più lussiosi al mondo, l'Emirates Palace, hanno ben pensato di soddisfare i propri clienti con un albero di natale alto piu' di 13 metri, con appesi diamanti e orecchini e altri gioielli del valore complessivo di circa 11 milioni di dollari. Coi petrodollari si può tutto! E pensare che parliamo di un paese musulmano, che decora l'albergo con un albero natalizio emblema delle festività cristiane e che a ben scavare nella storia l'albero di natale risulta essere un simbolo delle festività pagane. Ma a parte queste contraddizioni, il contrasto maggiore di una notizia del genere si percepisce quando si legge da un'indagine svolta dall'Adico (associazione difesa consumatori) il cui Presidente Carlo Garofolini commenta: "C'è poco da festeggiare. Dopo un anno di rincari e aumenti speculativi, le famiglie sono state costrette a indebitarsi per sopravvivere. E nelle loro tasche rimarrà solo un quinto della tredicesima".
Un'altra contraddizione è quella riferita al settore del cibo: secondo dati della Fao produciamo cibo per 12 miliardi di persone, mentre gli esseri umani sulla Terra attualmente sono 6 miliardi e 800 milioni, quasi 1 miliardo di individui denutriti che muoiono per mancanza di cibo.
Verrebbe da pensare a chi troppo e a chi niente. Da cosa deriva tutto cio? Si tratta solo di una errata allocazione delle risorse? Uno scherzo del destino che si diverte ad aiutare gli audaci petrolieri\banchieri contro i modesti lavoratori\precari\disoccupati?
L'unica cosa certa è che ormai non si possa più parlare di una "piramide" socio-economica il cui vertice sia composto da una ristretta cerchia di ricchi fino a giungere ad una larga base composta da poveri; bensì dovremmo rappresentare la società non più come una piramide, ma come una figura a forma di "clessidra", assottigliata nella parte centrale della sua struttura proprio ad indicare la quasi inesistenza della classe economica intermedia, dirigendosi verso una società in cui ci saranno sempre più ricchi e sempre più poveri.

Salvatore Tamburro

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