giovedì 26 gennaio 2012

Quanto vale il tuo I-phone?


Ti sei mai chiesto il tuo Iphone 4S quanto possa valere in termini di costi di fabbricazione e, soprattutto, dove e da chi venga realmente prodotto?
La Cina, ormai è soprannominata "la fabbrica del mondo", dove le multinazionali europee ed americane decentrano lì la produzione per sostenere dei costi bassi, per poi rivendere i prodotti finali nei mercati d'origine a prezzi triplicati, quadruplicati o più.

Nella prassi e secondo le regole del libero mercato, ormai, le grandi Corporations attuano tre azioni di base:

1) sede legale in un paradiso fiscale, con tassazione agevolata. 
Ad esempio, collocando la sede legale di una società di capitale a Cipro l’aliquota fiscale societaria ammonta al 10% ed è la più bassa dell’UE. Inoltre la legge tributaria prevede ulteriori benefici fiscali sul trattamento di royalty, dividendi ed interessi. 
P.S.: in Italia invece, secondo una ricerca condotta nel 2011 da Confindustria-Deloitte, le imprese italiane sono le più tassate, con un carico fiscale che arriva al 58% per le società per azioni contro il 29% delle imprese spagnole.
Una stessa società italiana con 380 mila euro di utile netto ne avrebbe guadagnati ben di più, circa 600 mila, se avesse avuto sede a Madrid, figuriamoci in Cipro, Liberia o Seychelles.

2) produzione decentrata in Cina o Taiwan, realizzata a costi irrisori e con sindacati quasi del tutto inesistenti ed inetti a difendere i diritti dei lavoratori;

3) vendita prodotti nei mercati di Europa o Stati Uniti.

Prendiamo come esempio la multinazionale APPLE che tutti conoscerete. Molti di voi avranno perfino un Iphone o un Mac-book venduto da questa multinazionale.

Qual è il costo di fabbrica di un Iphone 4S?

La società di analisi UBM Techinsights  ha pubblicato una stima dei costi di produzione di un Iphone 4S a 32Gb. Il risultato della ricerca è che il COSTO per produrre un Iphone 4S a 32Gb, valutando i soli componenti per la produzione, è di 203 dollari, ossia 155 euro.

In Italia un Iphone 4S 32Gb viene venduto, ad oggi nell'apple-store, a 779 euro.
Tra il costo di produzione e quello di vendita c'è una differenza di prezzo di 624 euro, ossia un rincaro del 402,58%. Non male vero?!

Ovvio che con margini di guadagno del genere la Apple possa vantare simili cifre: nel primo trimestre dell'esercizio fiscale, terminato lo scorso 31 dicembre, la societa' ha annunciato un utile netto pari a 13,1 miliardi di dollari, in rialzo del 118% rispetto ai 6 miliardi dello stesso periodo un anno fa. In crescita anche il fatturato a 46,3 miliardi di dollari, con un incremento del 73% rispetto allo stesso trimestre del precedente esercizio fiscale. 



Al di là della qualità, sponsorizzazione ed efficacia\utilità del prodotto, come può la Apple generare queste cifre da capogiro?
Semplice, grazie alla globalizzazione: decentrando la produzione in Cina, a Shenzhen, a società come la FOXCONN, il gigante dell'assemblaggio cinese che produce gli iPhone, iPod e iPad per Apple. Ovviamente Apple non è l'unica ad usufruire dei benefici della <<delocalizzazione>>, visto che alla Foxconn si rivolgono altre multinazionali come Acer, Dell, HP, Nokia, Itel, Sony, Motorola.
E non solo in ambito tecnologico, ma in tutti i settori merceologici le multinazionali decentrano la produzione dove trovano dei costi di manodopera più bassi.
Giusto per sottolineare come i lavoratori cinesi siano carne da macello, resi "macchine da lavoro", intese solo come unità produttive, e non esseri umani, c'è una clausola contrattuale prevista nella lettera di assunzione della Foxconn che recita quanto segue:
«In caso di infortuni non accidentali (fra cui il suicidio o il ferimento volontario, etc.) sottoscrivo che la compagnia ha seguito leggi e regolamenti e non farò causa alla compagnia, non farò richieste eccessive né intraprenderò azioni drastiche che possano danneggiare la reputazione della compagnia o causare problemi alla normale operatività»

Molti a questo punto potrebbero pensare: e di che ti meravigli? Sono le regole del mercato queste, del mondo globalizzato: le imprese raggiungono l'obiettivo di lucrare, viene sfruttata la manodopera a basso costo e noi consumatori europei\americani abbiamo un ottimo prodotto di qualità da acquistare comodamente nel negozio sotto casa o su internet.
Certo, ma se in questa globalizzazione spietata analizziamo anche che:
- la delocalizzazione produttiva genera perdita di posti di lavoro nel nostro Paese;
- le piccole-medie imprese nostrane non possono competere con Corporations che decentrano sede legale e produzione; 
- istituzioni internazionali come il W.T.O. tutelano le regole del libero mercato, sanzionando addirittura quel Paese che tuteli la produzione nazionale a discapito di una multinazionale straniera. Il W.T.O. applica per tutti i suoi paesi membri la regola del Trattamento nazionale (National Treatment) che si traduce nel trattare prodotti stranieri e nazionali allo stesso modo. Questo ovviamente vale anche per i servizi, i marchi, copyrights e brevetti;
- sfruttamento di esseri umani che lavorano nelle peggiori condizioni psico-fisiche e in assenza di diritti.

Certo a tutto questo, secondo molti, non c'è molto di che meravigliarsi, ma ritengo che non sia nemmeno da accettare come un processo economico giusto, conveniente e, soprattutto, morale.
Il profitto di pochi derivante dalla diffusione di futili beni consumistici, in cambio di disoccupazione e disumanizzazione vi sembra il giusto compromesso atto a sostenere i dogmi della globalizzazione?


Qui di seguito potete vedere lo spezzone di un documentario, intitolato Dreamwork Cina, in cui vengono intervistati alcuni dei giovanissimi lavoratori della società cinese Foxconn, che produce Iphone e non solo. Ragazzi che sognano per il domani una vita diversa da quella che vivono attualmente, la cui esistenza è scandita unicamente da: lavoro, mangiare e dormire.


Salvatore Tamburro

4 commenti:

  1. che dire: triste !! c'è da cambiare assolutamente questo sistema DISUMANO ... speriamo in tutti i gruppi di Indignados e Movimenti Alternativi nati in tutto il mondo ed in una alleanza globale grazie a Internet ... ma sarà dura vincere i Banchieri ed i tantissimi politici che gli fanno da "camerieri"

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  2. Caro Salvatore.
    L'importante alla fine di queste analisi ben fatte è ricordarsi che queste non sono distorsioni del sistema, ma ne è l'inavitabile natura.
    Il micidiale incontro tra capitalismo e democrazia rappresentativa non può che portare a questo, non è un bug o un difetto contingente, ma la natura sistemica di tutto questo nostro Occidente.

    @ Edoardo Capisco la tua speranza ma mi permetto di metterti in guardia dagli Indignados. Dopo il promettente inizio spagnolo sono diventati una massa d'urto in mano al nemico, finanziata da Soros e C., praticamente il virus col quale promuovere una finta rivoluzione che consoliderà il sistema bancario. E infatti gli Indignados non hanno la minima idea di cosa sia il signoraggio e la loro critica al sistema bancario va spesso poco oltre quella della vicina di pianerottolo che si lamenta delle eccessive spese di tenuta conto.

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  3. http://www.change.org/petitions/ceo-of-apple-inc-make-a-conflict-free-product-that-includes-minerals-from-eastern-congo

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  4. Guardando lo spezzone di Dreamwork China non si direbbe proprio che se la passino male, un ragazzo afferma addirittura che hanno strutture per lo svago.
    Ora le cose possibili sono due, o il ragazzo è stato pagato per dire questo, oppure evidentemente nello stabilimento Foxconn di Shenzhen ci sono strutture di quel tipo. Inoltre uno dei ragazzi dice anche che possono riposare il sabato e la domenica. Ora non so dove vivete voi, ma io una struttura per lo svago me la sogno nei posti in cui ho lavorato e lavorerò. E' indubbio che nessuno di quei ragazzi lavorerà alla Foxconn per la vita, non sono costretti con la pistola dietro la testa dopotutto. Dovrei vedere il filmato integrale per poter comprendere meglio. Io comunque aggiungerei l'iva al costo totale di tutti i prodotti, solo per i prodotti apple si aggira intorno ai 100 euro e anche più.

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