Ecco la bella notizia.
Il giudice distrettuale di Miami, Lawrence King, ha approvato il patteggiamento proposto da Bank of America per la contesa relativa alle commissioni sui servizi. A novembre ci sarà l'udienza finale: ma nel frattempo è stato dato il via libera alla proposta della banca di sborsare 410 milioni di euro per evitare il processo.
Con questa cifra verranno anche pagate le spese legali affrontate dal milione di clienti che hanno intrapreso questa class action per denunciare i costi esorbitanti di alcuni servizi. I regolatori americani, già alla fine del 2009, avevano puntato il dito sulle commissioni applicate sulle carte di debito. Soprattutto per quanto riguarda lo scoperto: si arrivava all'estremo di sanzioni da 35 dollari per uno scoperto di appena 3 dollari. Anne Pace, portavoce dell'istituto di credito, ha dichiarato che tali politiche sono già state riviste e molti di questi costi sono stati eliminati.
A breve saranno Citigroup, JPMorgan Chase e Wells Fargo a presentarsi davanti alla giustizia per questioni simili. Da diversi mesi i consumatori sono sul piede di guerra, supportati dai regolatori, che hanno già imposto la cancellazione di determinate commissioni ritenute eccessive. Ma gli istituti di credito, da parte loro, non fanno che inventarsene altre. E, per i clienti, le spese si impennano. La settimana scorsa Pew Charitable Trust ha pubblicato uno studio che dimostra che nel 2010, per un conto standard, la media delle commissioni si è attestata sui 2,49 dollari al mese. Con un notevole balzo in avanti (+1,77 dollari) rispetto all'anno precedente. Il patteggiamento di BofA, insomma, potrebbe essere solo il primo passo di una contesa che si preannuncia molto più articolata.
Con questa cifra verranno anche pagate le spese legali affrontate dal milione di clienti che hanno intrapreso questa class action per denunciare i costi esorbitanti di alcuni servizi. I regolatori americani, già alla fine del 2009, avevano puntato il dito sulle commissioni applicate sulle carte di debito. Soprattutto per quanto riguarda lo scoperto: si arrivava all'estremo di sanzioni da 35 dollari per uno scoperto di appena 3 dollari. Anne Pace, portavoce dell'istituto di credito, ha dichiarato che tali politiche sono già state riviste e molti di questi costi sono stati eliminati.
A breve saranno Citigroup, JPMorgan Chase e Wells Fargo a presentarsi davanti alla giustizia per questioni simili. Da diversi mesi i consumatori sono sul piede di guerra, supportati dai regolatori, che hanno già imposto la cancellazione di determinate commissioni ritenute eccessive. Ma gli istituti di credito, da parte loro, non fanno che inventarsene altre. E, per i clienti, le spese si impennano. La settimana scorsa Pew Charitable Trust ha pubblicato uno studio che dimostra che nel 2010, per un conto standard, la media delle commissioni si è attestata sui 2,49 dollari al mese. Con un notevole balzo in avanti (+1,77 dollari) rispetto all'anno precedente. Il patteggiamento di BofA, insomma, potrebbe essere solo il primo passo di una contesa che si preannuncia molto più articolata.
Sono molte le banche che potrebbero essere colpite dalle class-action promosse dai propri correntisti, e parliamo anche di grossi istituti di credito. La BofA potrebbe essere solo la prima di una lunga serie.
Intanto sottolineo una disparità di trattamento nel mondo bancario: mentre da un lato, in Gran Bretagna, la prima banca inglese per gli investimenti “green”, la Green Investment Bank, finisce per finanziare gli impianti nucleari, dall'altro i ministri degli esteri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo per il via libera alle sanzioni contro la banca iraniana Eih accusata di finanziare il programma nucleare del regime di Teheran.
C'è a chi è permesso di investire nel nucleare con i soldi dei correntisti privati, e chi invece è sanzionato. Sarò mica che l'Iran risulta poco simpatica agli USA e all'Ue?
C'è a chi è permesso di investire nel nucleare con i soldi dei correntisti privati, e chi invece è sanzionato. Sarò mica che l'Iran risulta poco simpatica agli USA e all'Ue?
Salvatore Tamburro
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