domenica 19 giugno 2011

Bilderberg 2011


Daniel Estulin  è uno scrittore russo, interessato da anni alle attività del Gruppo Bilderberg,  ossia una ristretta élite di politici, finanzieri, militari e imprenditori che si incontra annualmente in segretissime riunioni.
Riporto di seguito un suo articolo che racconta l'ultimo incontro del Bilderberg, tenutosi il 9-12 giugno 2011 a Saint Moritz, Svizzera.

Premessa

Nel mondo della finanza internazionale, c'è chi dirige gli eventi e chi reagisce agli eventi. Mentre si conoscono meglio i secondi, più numerosi, e apparentemente più potenti, il vero potere rimane ai primi. Al centro del sistema finanziario globale c'è l’oligarchia finanziaria oggi rappresentata dal gruppo Bilderberg.

L’organizzazione del gruppo Bilderberg è dinamica, si adatta ai tempi, assorbe e crea nuove parti mentre espelle quelle che decadono. I suoi membri vanno e vengono ma il sistema non è mai cambiato. È un sistema che si perpetua, una ragnatela virtuale di interessi finanziari, politici, economici e industriali intrecciati con il modello di fondo veneziano ultramontano al suo centro.

Ora, il Bilderberg non è una società segreta. Non è un occhio maligno che tutto vede, nè una cospirazione giudaico-massonica. Non c'è alcuna cospirazione anche se tanta gente con fantasia infantile la ritiene tale. Non c'è nessun gruppo di persone, per quanto potenti possano essere, che si siedono intorno a un tavolo in una stanza scura tenendosi le mani, con gli occhi fissi sulla sfera di cristallo, che pianificano il futuro del mondo.

Il Bilderberg non è un mondo cartesiano di fantasia, nel quale le intenzioni isolate di alcuni individui, piuttosto che le dinamiche di processi sociali, determinano il corso della storia come movimento di idee e tematiche che si sviluppano per le generazioni a venire. È scientificamente significativo che le più svariate teorie cspirazioniste popolari riflettano lo stile peculiarmente patologico della fantasia infantile associata ai culti di The Lord of the Rings, Star Wars e Harry Potter. La caratteristica forma di azione mentale che questi culti esprimono è il potere magico della volontà, che agisce fuori dalla dimensione spazio-temporale.

Invece, è l’incontro di persone che rappresentano una certa ideologia. Il Bilderberg è un mezzo per far incontrare le istituzioni finanziarie che costituiscono i più potenti e predatori interessi finanziari del mondo. E in questo momento, questa combinazione è il peggior nemico dell’umanità.

Non il Governo Unico Mondiale nè il Nuovo Ordine Mondiale come tanti erroneamente credono. Piuttosto, l’ideologia di una S.P.A. MONDIALE. Nel 1968, George Ball, l’allora sottosegretario per gli affari economici di JFK e Johnson, in un meeting di Bilderberg in Canada dichiarò: “Dove è possibile trovare una base legittima per il potere della dirigenza delle corporazioni così da poter prendere decisioni che possono influire profondamente sulla vita economica delle nazioni presso i cui governi esse hanno solo responsabilità limitate?”

L’idea dietro ogni meeting del Bilderberg è quella di creare quella che loro stessi chiamano l’ARISTOCRAZIA DEI PROPOSITI tra l’élite europea e quella nordamericana, sul miglior modo di dirigere il pianeta. In altre parole, la creazione di una rete globale di cartelli giganti, più potente di qualunque nazione sulla faccia della terra, destinata a controllare le esigenze vitali del resto dell’umanità.

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Iraq

Uno dei punti chiave dell’argomento Iraq ha riguardato il futuro della missione statunitense in considerazione del fatto che l’occupazione di 8 anni sta volgendo al termine. Sotto il titolo “Quali diritti abbiamo in Iraq?” i delegati del gruppo Bilderberg hanno discusso della possibilità per il governo statunitense di esercitare una forma di “diritto degli occupanti”. Per ora è un tema con poca visibilità, ma è prevedibile che in un futuro la storia sarà al centro dell’attenzione mediatica. Ciò che preoccupa tutti è il capitolo finale, la fine dell’occupazione. Se gli Stati Uniti lasciano l’Iraq, cosa che la maggior parte dei delegati del Bilderberg vede poco plausibile, a quali condizioni e dietro quali accordi sarà possibile?

Come ricordato da un delegato americano ai colleghi, dal primo ottobre di quest’anno, l’intera responsabilità della presenza statunitense in Iraq dovrebbe essere trasferita dai militari al Dipartimento di Stato. Traduzione: La grande stampa potrebbe raccontarci quache falsa storiella su come vanno le cose. Il governo statunitense non ha alcuna intenzione di lasciare l’Iraq, anche se si dovesse cambiare la gestione.

L’affermazione di un delegato americano può riassumere la posizione degli Stati Uniti sull’Iraq:”Quando pensiamo all’Iraq, pensiamo in grande.” In effetti, per capire la posizione americana nel paese, bisogna ricordare che la missione degli Stati Uniti a Bagdad occupa l’ambasciata più grande a livello mondiale, costata poco meno di un miliardo di dollari e comparabile per dimensioni al Vaticano e visibile dallo spazio.

Un delegato europeo ha domandato seccamente se dopo 8 anni di guerra sia possibile dire che ne è valsa la pena. Al costo impressionante di migliaia di miliardi di dollari, oltre cinque mila vite americane perse e oltre un milione di iracheni innocenti uccisi, più di uno deve ammettere lo spettacolare fallimento della missione. Con il prossimo passaggio di consegne dal Dipartamento della Difesa a quello di Stato, ci si domanda cosa sarà della missione americana in Iraq all’inizio del 2012. “È quello che si domandano tutti”, ha aggiunto un altro membro europeo del Bilderberg.

Un delegato americano ha fatto presente che ora c'è un governo stabile nel paese come risultato di “elezioni democratiche”. Gli è stato ricordato che la ragione iniziale dell’invasione riguardava la necessità di trovare ed eliminare armi di distruzione di massa. “La preoccupazione per la loro libertà è stata aggiunta in un secondo momento”, ha aggiunto un europeo. Si parlava anche di enormi investimenti finanziari in Iraq per rilanciare la debole economia. Tuttavia, molti partecipanti sono stati d’accordo sul fatto che l’investimento è stato del tutto autoreferenziale, centrato sull’ambasciata americana per giustificarne l’esistenza e i costi.

Medio Oriente

Iniziamo dalla conclusione: Con l’elargizione di miliardi per la contro rivoluzione, il futuro delle grandi rivolte arabe del 2011 diventa sempre più cupo. Il gruppo Bilderberg sostiene del tutto la repressione draconiana e la guerra perpetua attraverso tutto il golfo persico e utilizza volentieri il suo leale alleato, l’Arabia Saudita, per far eseguire i suoi ordini. Questa guerra coinvolgerà tutti nel Medio Oriente, tranne Israele. L’Arabia Saudita è un partner strategico, non solo perché è una monarchia repressiva e una dittatura, quindi non deve rispondere a un elettorato, ma anche per la sua strategica riserva petrolifera.

L’instabilità lungo l’intero Medio Oriente fornisce al Bilderberg una scusa per portare il prezzo del crudo a 150-180 dollari al barile. La conseguenza è quella di mettere la Germania e la UE sotto forte pressione politica da un lato, e di esercitare la stessa pressione sulla Cina e le sue aspirazioni economiche e politiche dall’altro.

Non si deve dimenticare che al di là di come gira la ruota, il Bilderberg vince comunque. Nell’estate del 2008 il prezzo del petrolio schizzò a 147 dollari al barile, come avevo previsto a maggio del 2005, dopo la conferenza del Bilderberg a Rottach-Egern, dove si decise di portare i prezzi a quei livelli proprio per l’estate del 2008. Jp Morgan allora consigliava al governo cinese di acquistare tutto il crudo perché il prezzo sarebbe salito a 200 dollari al barile. Ciò che quasi nessuno sa è che circa tre quarti del prezzo del petrolio è pura speculazione, manipolato dal Goldman Sachs Commodity Index. Quindi, Wall Street controlla il prezzo del petrolio senza alcuna considerazione della domanda e dell’offerta. Non c'è dubbio che l’obiettivo è di ampia portata e mira non solo a controllare il prezzo del petrolio ma anche i mercati finanziari mondiali.

A ben vedere, l'Arabia Saudita ha le mani dapertutto nella torta mediorientale. Consideriamo l’Egitto. La casa saudita ha appena dato 4 miliardi di dollari in contanti al leader del Consiglio Supremo Militare, feldmaresciallo Tantawi. Nello Yemen, i sauditi stanno comprando le tribù yemenite con denaro, nel nome della stabilità nella regione. Nel Bahrain stanno sostenendo apertamente la National Human Rights Organization, il cui presidente è stato nominato da Re Hamad bin Isa al-Khalifa nel 2010.

Quindi, la scorsa settimana alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama ha ricevuto il principe della casa del Bahrain Salman al-Khalifa. Per motivi strategici, il Bahrain, ricco di petrolio è un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione del golfo e ospita il quartier generale della Quinta Flotta americana.

Infine, c'è la Fratellanza Musulmana da essere compresa nel contesto della contro-rivoluzione attentamente orchestrata dagli USA/ Arabia Saudita. Dalla Siria all’Egitto, la Fratellanza lavora insieme al Consiglio militare egiziano come compenso per il buon comportamento.

Cina

Il Bilderberg appare parecchio preoccupato per l’ingresso della Cina nella politica africana a livello sovranazionale così come per il suo protagonismo nei più disparati angoli del continente africano. Per anni la Cina ha rastrellato le risorse naturali del continente praticamente senza contendenti. Ora la China State Construction Engineering Corporation (CSCEC) sta costruendo un enorme complesso dell’Unione Africana ad Addis Abeba. Se Bruxelles è la capitale europea, così Addis Abeba è stata incoronata come nuova capitale dell’Africa.

Il Bilderberg ha riconosciuto che le proprie corporazioni non sono state in grado di competere con le compagnie in mano allo stato cinese perché “il prezzo è giusto...cioè gratis”. Inoltre, come il Bilderberg ha prontamente ammesso, la Cina non ha il tratto coloniale che ancora contraddistingue i rapporti tra Europa e Africa, e questo conferisce alla Cina un sicuro vantaggio nell’area.

Un’altra area che preoccupa il Bilderberg è l’abile diplomazia cinese in Africa. Fuori dall’occhio del radar, la Cina riesce a manovrare gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali. Per esempio, la visita del ministro degli esteri libico Abdelati Obeidi a Pechino fornisce alla Cina un’enorme opportunità per contrastare l’influenza americana nell’arena internazionale e migliora la sua immagine di amica del mondo musulmano.
Inoltre, la Cina non si è fatta sfuggire l’opportunità di migliorare le relazioni con i nuovi governi in Egitto e Tunisia dopo la caduta dei loro leader durante le recenti rivolte.

Il potere economico della Cina

Secondo le più recenti previsioni del FMI, l’economia cinese sarà la più estesa in termini reali nel 2016 – solo 5 anni a partire da ora. In termini reali significa “parità di potere d'acquisto” (PPA). Questo termine mette in relazione ciò che la gente guadagna e spende in termini reali nelle economie interne. Contro lo sfondo del conflitto mediorientale, Iraq, Afghanistan, Iran e la distruzione dell’economia mondiale, enormi dubbi sono sorti sul dollaro americano e l’enorme mercato del Tesoro, che sono stati foraggiati per decenni da uno status privilegiato come le liabilities del potere egemonico mondiale.

Secondo il Bilderberg, chiunque diventi presidente americano l’anno prossimo sarà sicuramente l’ultimo a dirigere l’economia più grande del mondo.

Con il PPA, l’economia cinese si espanderà da 11.2 migliaia di miliardi di dollari di quest’anno ai 19 del 2016. Intanto le dimensioni dell’economia americana passeranno da 15.2 migliaia di miliardi a 18.8. Significa che l’indice della produttività americano scenderebbe al 17.7%, il peggiore degli ultimi tempi. La Cina raggiungerebbe il 18% e sarebbe comunque in crescita.

Facendo un paragone, appena 10 anni fa, l’economia americana era tre volte quella cinese.

Come già ammesso dal Bilderberg, questa è più di una prospettiva finanziaria. È la fine dell’epoca dell’egemonia economica americana. L’America prese il posto di potenza economica leader che era della Gran Bretagna negli anni ’90 dell’800 e non si è mai fermata. C'è però un aspetto positivo per gli Stati Uniti. Per controbilanciare l’avanzamento economico della Cina, cresce costantemente il numero di paesi asiatici che cercano il sostegno degli USA.

Come ammesso da un membro di Bilderberg, la crescita della Cina e il relativo declino dell’America, il cosiddetto cambiamento di paradigma, o i cambi rivoluzionari in ambito geopolitico, è la storia più importante del nostro tempo.

Irlanda
La discussione sull’Irlanda era motivata da sobrie statistiche che nessuno dei delegati voleva ascoltare. Così come la Grecia, l’Irlanda è un incubo economico, pronto a diventare un altro protettorato economico europeo. Anche se le statistiche ufficiali della disoccupazione arrivano al 15%, i numeri che circolano al Bilderberg sono più vicino al 21%. Senza temere il rischio di essere offuscato dalle cattive notizie che circolano in questi giorni, gli interessi dovuti sono la metà di quanto incassato dal paese con il prelievo fiscale e il debito sta crescendo. Va anche considerato che il debito totale è pari al 100% del PIL.
Il debito delle banche irlandesi non rimborsato, circa 125 miliardi di euro, così come il debito fiscale dello stato irlandese – grazie alla partnership instaurata tra UE e FMI – ha affossato l’economia irlandese e i suoi contribuenti con un peso impossibile da sostenere.
Quello che è inevitabile, e viene ammesso anche dai delegati al Bilderberg, è che l’Irlanda, come la Grecia, avrà bisogno di un secondo bailout dall’UE-FMI. Altri sembrano avere una visione più drastica. “L’Unione Europea è in crisi di sopravvivenza”, ha detto un partecipante europeo al Bilderberg. Quello che sembra preoccupare il Bilderberg è la mancanza di solidità e volontà politica nell’Unione Europea. Come affermato da un’analista finanziario del Bilderberg, “i mercati sono tra l’incudine e il martello. I mercati possono far fronte a cattive notizie e a quelle buone, ma quella che i mercati finanziari non sono in grado di sopportare è l’indecisione. E questo è il punto in cui siamo. Nessuno ha la minima idea su come uscirne.”
Ma, come un altro del Bilderberg ha severamente rammentato ai delegati, “non abbiamo a che fare con una, ma con tre crisi: una crisi del debito, una crisi politico-economica e una crisi politica”. Come ben sa il Bilderberg, è impossibile fronteggiarne tre allo stesso tempo.
Il Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi non hanno possibilità di movimento, avendo tremende difficoltà nel reperire fondi quando, allo stesso tempo, stanno perdendo sangue, anche perché le persone hanno perso fiducia nel sistema. Con il ricordo ancora fresco dell’esperienza della Northern Rock, gli irlandesi sono con i piedi piantati. Per il momento, la stampa mainstream ha tenuto quest’informazione ben nascosta ma, come il Bilderberg ha ammesso, “è solo una questione di tempo prima che la cosa ci precipiti addosso.”
Un irlandese del Bilderberg ha ammesso che le banche irlandesi potrebbero finire i soldi prima ancora del governo irlandese.
Ma quello che preoccupa il Bilderberg è la reazione dei cittadini irlandesi. Come ha sottolineato uno del Bilderberg, “l’Irlanda vorrà prendere a prestito soldi per rimborsare i possessori delle obbligazioni e le banche europee che hanno scommesso sul boom irlandese?”
Per risolvere la crisi in corso, il governo europeo sta proponendo una massiccia presa di potere che fa parte di un progetto a lungo termine per salvare l’Unione. Se il piano sarà approvato, il governo dell’Unione stabilirà le regole per il futuro assumendosi un ruolo poliziesco, e una qualsiasi nazione che infrangerà le regole, o sarà in disaccordo con le misure draconiane implementate dall’UE, si vedrà ritirati i propri diritti di voto. Come ha apertamente ammesso un partecipante europeo al Bilderberg, “quello verso cui ci stiamo incamminando è la forma di un vero governo economico.”
Grecia
 
La Grecia è morta. Il messaggio venuto fuori dalla riunione del Bilderberg è indubitabile. I guai della Grecia non hanno solo mostrato i difetti strutturali dell’Unione Europea Monetaria, ma hanno anche evidenziato i problemi strutturali dell’economia globale. I funzionari governativi di tutto il mondo hanno cercato di risolvere il problema del debito aggiungendo ancora debito. Sfortunatamente, innalzare il tetto dei debito non può risolvere il problema. Questo è uno schema Ponzi, molto simile ai segreti dei casino di Las Vegas. Per tenere lontana la struttura piramidale dal collasso economico, coloro che vogliono che la speculazione prosegua richiedono uno stillicidio di una quantità di soldi sempre maggiore.
La risposta alla crisi ha solo evidenziato la dinamica che ha creato l’avvio della crisi: il credito facile significa debito. Storicamente, le crisi finanziarie portano a crisi del debito. E la crisi del debito pubblico in genere porta a crisi delle monete e a un futuro fatto di difficoltà economiche.
La crisi del debito pubblico non è ancora scoppiata. Lo scorso anno l’Europa, cercando disperatamente di risolvere la crisi dei paesi deboli dell’Eurozona, ha svalutato l’Euro e inflazionato il debito per cercare di fermare la spirale in discesa. Il problema in questione ha tre aspetti. Prima di tutto, gli stati membri non possono svalutare la propria moneta per rendere più competitive le proprie esportazioni. In secondo luogo, non possono sostenere una politica monetaria espansiva. Per finire, non possono istituire un’appropriata politica fiscale a causa delle restrizioni dell’Unione Europea sulla crescita e sul patto di stabilità. Di conseguenza, mentre gli stati membri europei non possono controllare le loro politiche monetarie, la svalutazione del debito diventa l’unica opzione a disposizione. L’Unione Europea è letteralmente chiusa in un angolo.
Come anche il Bilderberg ammette a porte chiuse, la Grecia non potrà mai restituire quanto dovuto ai mercati. Mai. E non è la sola. L’ex Ministro delle Finanze olandese, Willem Vermeend, ha scritto su De Telegraaf che “la Grecia dovrebbe lasciare l’euro”, dato che non sarà mai in grado di rimborsare i suoi debiti”. E questo l’élite del Bilderberg lo sa e lo comprende a pieno. I dati reali della disoccupazione in Grecia sono attorno al 19%. Secondo il delegato del FMI al Bilderberg, i dati previsti per la disoccupazione greca nel 2012 arriveranno al 25%. Il Bilderberg può solo sperare che queste informazioni non arrivino mai nelle prime pagine delle riviste più diffuse. Alla riunione del 2011 il Bilderberg ha cercato un modo per ristrutturare il debito della Grecia, non a beneficio dei greci, ma dell’élite finanziaria che potrebbe perdere un sacco di soldi nel caso di un fallimento. In seconda analisi, un default destabilizzerebbe i mercati e porterebbe poi a un abbassamento del rating per altri paesi deboli dell’Eurozona, come la Spagna, l’Italia, l’Irlanda e il Portogallo. I funzionari della BCE hanno ripetutamente fatto riferimento al rischio di turbolenza dei mercati per spiegare la loro opposizione alla ristrutturazione del debito greco.
Un’opzione presa in considerazione per salvare la faccia è quella di uno scambio sul debito. I possessori delle obbligazioni greche cambierebbero le proprie con titoli a lunga scadenza, dando alla Grecia ancora qualche anno in più per rimborsare i 340 miliardi di euro di debito. Comunque, per fare in modo che quest’opzione funzioni, gli investitori privati devono convincersi di accollarsi il compito di salvare la Grecia. Se l’opzione degli investitori privati non funzionasse, la Francia è stata incaricata di fornire supporto per questo scambio sul debito, secondo le fonti che erano presenti alla conferenza del Bilderberg.
Allo stesso tempo, l’Unione Europea e il FMI si stanno preparando per annunciare un secondo salvataggio per la Grecia, riconoscendo implicitamente che il primo tentativo da 110 miliardi di euro lanciato nel maggio del 2010 è stato un fallimento totale, anche per il fatto che Atene ha mancato alla grande i suoi obbiettivi di riforma fiscale.
Ma c’è un altro problema che concerne la volontà dello scambio sul debito. Come riuscire a convincere di nuovo gli investitori che sono stati raggirati una prima volta? Alla fine dei giochi, se il Bilderberg la spunterà, i contribuenti dovranno accollarsi la gran parte del bailout concesso per salvare le speculazioni e i debiti del governo. Un secondo salvataggio includerà una supervisione esterna draconiana dell’economia della Grecia, che riguarderà sia la spesa pubblica che quella privata. Ciò preoccupa il Bilderberg, specialmente alla luce delle forti proteste che si sono scatenate in tutto il paese.
Lo scenario di un’uscita della Grecia dall’euro è ora ufficialmente sul tavolo, così come i modi per metterla in pratica. Così come avvenuto in Islanda, i tagli al bilancio greco saranno soggetti al voto di un referendum nazionale, con i sondaggi che riportano un 85 per cento di greci che rifiutano il piano di salvataggio. Il movimento di lavoratori greci è sempre stato solido e la crisi del debito lo ha radicalizzato ancor di più. E quindi la questione per l’élite del Bilderberg è come liberarsi della Grecia, simulando di aiutarla a uscire dalla depressione.
Con la minaccia di ritirare il sostegno per le banche dei paesi, come la Grecia, che vogliono ristrutturare il debito, la BCE sta in pratica incitando a correre agli sportelli per ritirare i propri depositi e sta forzando il paese membro a uscire dall’Unione. In Grecia più dell’ 85% dei cittadini sono contrari alle riforme proposte.
Pakistan
 
La Cina è la nuova migliore amica del Pakistan. Si tratta di un grosso cambiamento geopolitico. Viene sulla scia dell’approvazione dell’amministrazione Obama di una tattica aggressiva contro il Pakistan, compreso anche l’uso di armi nucleari da parte della NATO per prevenire il loro potenziale uso da parte dei terroristi o di uno stato canaglia. Secondo il London Sunday Express, “le truppe degli Stati Uniti saranno schierate in Pakistan se le installazioni militari della nazione verranno minacciate per la rivendicazione dell’uccisione di Osama Bin Laden. […] Barack Obama avrebbe ordinato alle truppe di paracadutarsi per proteggere i siti delle testate nucleari. Queste includono il quartier generale delle forze aeree di Sargodha, la base per gli aerei da combattimento F-16 riforniti di armi nucleari e almeno 80 missili balistici.” E ora parliamo della Cina. L’avvertimento alla Cina è stato reiterato alla conferenza del Bilderberg da un delegato cinese che ha presenziato per la prima volta, secondo cui l’attacco programmato dal governo degli Stati Uniti sul Pakistan verrà interpretato come un atto di aggressione contro Pechino. I rischi sono adesso così alti come forse non lo sono mai stati per gli Stati Uniti post-Guerra Fredda mentre il Bilderberg cerca di sbrogliarsi dal pantano del Pakistan.
Come affermato da un delegato europeo, “gli Stati Uniti sono la nazione più potente al mondo, ma non sono più potenti del mondo intero”. Tutti sono d’accordo sul grave pericolo posto in essere dal rischio di una guerra generalizzata portato dal confronto tra USA e Pakistan.
Da un punto di vista geopolitico, il governo degli Stati Uniti è preoccupato del ruolo sempre più protagonista che ha la Cina nella regione. La Cina ha costruito un porto per il Pakistan a Gwadar, che è nelle vicinanze dell’ingresso nello Stretto di Hormuz. I delegati degli USA hanno espresso preoccupazioni sul fatto che il porto possa diventare una base navale cinese nel Mar Arabico. Questo riguarda da vicino l’India, la nuova migliore amica degli Stati Uniti nella regione. Siamo di fronte alla formazione della tempesta perfetta. Gli Stati Uniti dotati del nucleare che supportano un’India anch’essa fornita di testate e forte di 1,2 miliardi di persone contro il nemico acerrimo dell’India, il Pakistan nucleare e la sua nuova migliore amica, la Cina con le sue armi nucleari e con 1,4 miliardi di persone.
I tentativi del Bilderberg per creare le condizioni per un confronto tra Cina e India hanno dato alla Russia un’importanza chiave. Mentre sia Russia che Cina stanno lavorando alacremente per portare la pace in Libia, lo scopo di queste iniziative, come riconosciuto anche dallo stesso Bilderberg, è quello di ridurre l’influenza delle potenze occidentali e di assicurare alla Cina la forniture del petrolio libico.
Bisogna ancora vedere come possa essere raggiunto un accordo su questo argomento tra i delegati del Bilderberg, ma le intenzioni degli Stati Uniti si possono desumere con facilità. Per contrastare efficacemente il duopolio cino-pakistano, Washington cercherà di tirarsi fuori dal confronto usando l’India per fare il lavoro al proprio posto. Quando India e Cina avranno capito che sono stati manovrati e usati dagli Stati Uniti per distruggersi a vicenda, sarà troppo tardi per tornare indietro senza perdere la faccia.
Ancora una volta, la chiave per comprendere il confronto tra India e Cina è nella Russia e nel suo ruolo nel futuro Governo Globale delle Multinazionali. Fino a che la Russia non verrà soggiogata, il Bilderberg e i suoi sostenitori non possono sperare realisticamente di esercitare un controllo totale. Eliminando le due superpotenze asiatiche, la Russia rimarrà da sola, circondata da basi missilistiche USA e isolata dall’Europa e dalla NATO, a cui adesso aderiscono anche le ex repubbliche sovietiche, per larga parte antagoniste alla Russia. Inoltre, con l’appoggio del Bilderberg, una degradazione culturale ha portato una larga parte dei giovani russi ad ammirare la presunta “libertà” propugnata dagli Stati Uniti, che ora viene considerata un’ancora di salvezza contro gli eccessi “autoritari” della nazione russa, considerata, grazie all’influenza della stampa dei media occidentali, come una mera continuazione del vecchio sistema sovietico.
Una volta eliminata la Russia, gli Stati Uniti concentreranno le sue forze armate in Sud America. Chavez verrà scalzato dal potere, per poi essere seguito dai suoi alleati, Ecuador e Bolivia.
Comunque, il Pakistan è solo una parte della strategia tentacolare posta in essere in Asia dal governo degli Stati Uniti e dal Bilderberg. Nel 2002 uno degli argomenti chiave discussi alla conferenza del Bilderberg, che si è tenuta a Chantilly, era centrato sul progetto decennale del Bilderberg per eliminare il terrorismo, mettendo in essere iniziative sia diplomatiche che militari. È diventato in un secondo momento noto con il nome di “Operazione Aquila Nobile”.
Infatti, il Bilderberg ha ben chiaro che quello che stiamo affrontando è un processo in evoluzione che porta a un escalation senza fine di conflitti in tutto il pianeta. L’Asia è una delle aree di queste operazioni. Il Medio Oriente e il Magreb fanno parte di un altra.
Economia
 
Se vivessimo in un mondo reale, i titoli dei giornali che meglio descrivono la situazione finanziaria odierna dovrebbero recitare: “La fine è vicina. Siamo nel mezzo di un collasso finanziario dell’economia.” Il problema dei manager finanziari di alto livello del Bilderberg è quello di posticipare i default più a lungo possibile per poi effettuare i salvataggi, lasciando ai governi (gli elettori) la patata bollente e subentrando nelle obbligazioni dei debitori insolventi. Con la stragrande maggioranza della popolazione che si oppone a tutto questo, il trucco è quello di aggirare le politiche democratiche.
E come è nelle intenzioni del Bilderberg, le politiche economiche devono essere trasferite dalle istituzioni democraticamente elette ai pianificatori finanziari, rendendo così l’economia interamente dipendente da essi, con il debito pubblico che crea un enorme mercato “libero dal rischio” per i prestiti gravati dagli interessi. Tutto questo spiega quello che George Ball, l’allora Sottosegretario per gli Affari Economici con J.F. Kennedy e Johnson, disse nel 1968 nel corso di una riunione del Bilderberg che si tenne in Canada: “Dove possiamo trovare una base legittima su cui si basi il potere dei manager delle multinazionali per poter prendere decisioni che modificano profondamente la vita economica delle nazioni, quando nei governi hanno solo una responsabilità limitata?”
Questo è il modo in cui l’oligarchia finanziaria rimpiazza le democrazie. Il ruolo della Banca Centrale Europea, del FMI, della Banca Mondiale, della Banca dei Regolamenti Internazionali, della Federal Reserve e di altre agenzie finanziarie che tralascio è stato quello di assicurarsi che i banchieri venissero ben pagati.
Il problema con la situazione attuale è che il mondo è guidato dal sistema monetario, non dai sistemi nazionali del credito. Se hai le idee chiare, non vorrai di certo un sistema monetario che governi il mondo. Vorrai che esistano Stati-nazione sovrani che abbiano i loro sistemi creditizi, basati sulla propria moneta. L’aspetto determinante è che la possibilità della creazione del credito produttivo e non inflattivo, cosa chiaramente stabilita dalla Costituzione degli Stati Uniti, è stata esclusa dal Trattato di Maastricht in modo da determinare le politiche finanziarie ed economiche.
Adesso, in Europa, questo non può essere fatto perché i governi sono soggetti al controllo degli interessi bancari privati, conosciuto come sistema bancario indipendente, che blocca costituzionalmente la possibilità di creare credito da parte dei governi. Queste istituzioni hanno il potere di influenzare e di dettare le condizioni ai governi. Pensate cosa rappresenta quell’istituzione chiamata Banca Centrale Europea. Cerca di operare come una banca centrale europea indipendente, senza che ci sia un governo corrispondente. Non ci sono governi. Non ci sono nazioni. È solo un gruppo di nazioni guidate da una banca privata.
La supposta “indipendenza” della Banca Centrale è il meccanismo di controllo che è decisivo per gli interessi finanziari privati, che storicamente si sono insediati in Europa come strumento autoritario contro le politiche economiche delle nazioni sovrane, che sarebbero orientate verso lo stato sociale. Il sistema bancario europeo è il residuo di una società feudale, nella quale gli interessi privati – come evidenziato dagli antichi cartelli veneziani o dalla Lega Lombarda, risalgono ai tempi oscuri del XIV secolo.
Conclusione
Quella che abbiamo oggi non è una crisi di liquidità, ma è una crisi d’insolvenza. Gli Stati Uniti hanno un debito di 14,3 trilioni di dollari. Inoltre, il governo infilerà per il terzo anno consecutivo un deficit di un triliardo di dollari, un qualcosa che nessun paese nella storia mondiale è mai riuscito a fare. C’è già la conferma di una nuova recessione nel mercato immobiliare con i prezzi che affondano ancora di più di quanto successo nella Grande Depressione. E una caduta delle quotazioni delle azioni delle banche, con le compagnie come Bank of America e Citigroup che cedono ogni centesimo dei profitti ottenuti negli ultimi due anni. Ma non si tratta solo di Bank of America e della Citi, si parla di tutte le istituzioni finanziarie degli Stati Uniti. Da Wells Fargo a JP Morgan Chase, il sistema sta implodendo: le banche, il mercato finanziario, il mercato delle obbligazioni, quello immobiliare. E ora possiamo aggiungere anche gli Stati Uniti alla lista dei paesi in bancarotta. Il dollaro USA ha perso il 12% del suo valore in un anno. E la Cina, per la prima volta, è diventata un venditore netto dei buoni del Tesoro statunitensi. Ciò significa che la bolla delle obbligazioni sta per esplodere e, quando questo accadrà, vi consiglio di prendere un posto in prima fila per godersi i fuochi d’artificio. È un’occasione che capita una sola volta nella vita.
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Il Bilderberg non è l’effetto, ma la causa di un futuro Governo Globale delle Multinazionali. Questa organizzazione è cresciuta dal suo avvio, avvenuto in disparte, per diventare un nodo cruciale nelle decisioni delle élite. La meta ultima di questo futuro da incubo è quello di trasformare il pianeta in una prigione a cielo aperto con la realizzazione di un mercato globale, controllato una Multinazionale Globale, regolato finanziariamente dalla Banca Mondiale e popolato da una popolazione rincretinita i cui bisogni di vita saranno ridotti al materialismo e alla sopravvivenza – il lavoro, le compere, il sesso, le dormite – collegata a un computer globale che monitora ogni mossa. E sta diventando sempre più facile perché lo sviluppo della tecnologia delle telecomunicazioni, assieme alle conoscenze approfondite e ai nuovi metodi di ingegneria comportamentale per la manipolazione della condotta individuale, stanno trasformando quelle che erano, in altre epoche storiche, solo intenzioni maligne in una nuova realtà sconvolgente. Ogni singola misura, vista in sé, potrebbe sembrare un’aberrazione, ma tutto l’insieme dei cambiamenti, che fanno parte di un continuum sempre in azione, costituisce un processo che conduce alla totale schiavitù.
E mentre vediamo il mondo che va in malora, ci troviamo a un bivio. La strada che prenderemo determinerà il futuro dell’umanità, se diventeremo parte di uno stato di polizia globalmente connesso o se rimarremo essere umani liberi. Ricordate, non dipende da Dio se torneremo indietro a un nuovo Medioevo, dipende da noi. Uomo avvisato mezzo salvato. Non troveremo mai la giusta risposta se non ci facciamo le domande corrette.




Qui di seguito c'è la lista degli invitati al Bilderberg 2011 divisa per Paesi di origine:

Belgium
· Coene, Luc, Governor, National Bank of Belgium
· Davignon, Etienne, Minister of State
· Leysen, Thomas, Chairman, Umicore

China
· Fu, Ying, Vice Minister of Foreign Affairs
· Huang, Yiping, Professor of Economics, China Center for Economic Research, Peking University

Denmark
· Eldrup, Anders, CEO, DONG Energy
· Federspiel, Ulrik, Vice President, Global Affairs, Haldor Topsøe A/S
· Schütze, Peter, Member of the Executive Management, Nordea Bank AB

Germany
· Ackermann, Josef, Chairman of the Management Board and the Group Executive Committee, Deutsche Bank
· Enders, Thomas, CEO, Airbus SAS
· Löscher, Peter, President and CEO, Siemens AG
· Nass, Matthias, Chief International Correspondent, Die Zeit
· Steinbrück, Peer, Member of the Bundestag; Former Minister of Finance

Finland
· Apunen, Matti, Director, Finnish Business and Policy Forum EVA
· Johansson, Ole, Chairman, Confederation of the Finnish Industries EK
· Ollila, Jorma, Chairman, Royal Dutch Shell
· Pentikäinen, Mikael, Publisher and Senior Editor-in-Chief, Helsingin Sanomat

France
· Baverez, Nicolas, Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP
· Bazire, Nicolas, Managing Director, Groupe Arnault /LVMH
· Castries, Henri de, Chairman and CEO, AXA
· Lévy, Maurice, Chairman and CEO, Publicis Groupe S.A.
· Montbrial, Thierry de, President, French Institute for International Relations
· Roy, Olivier, Professor of Social and Political Theory, European University Institute

Great Britain
· Agius, Marcus, Chairman, Barclays PLC
· Flint, Douglas J., Group Chairman, HSBC Holdings
· Kerr, John, Member, House of Lords; Deputy Chairman, Royal Dutch Shell
· Lambert, Richard, Independent Non-Executive Director, Ernst & Young
· Mandelson, Peter, Member, House of Lords; Chairman, Global Counsel
· Micklethwait, John, Editor-in-Chief, The Economist
· Osborne, George, Chancellor of the Exchequer
· Stewart, Rory, Member of Parliament
· Taylor, J. Martin, Chairman, Syngenta International AG

Greece
· David, George A., Chairman, Coca-Cola H.B.C. S.A.
· Hardouvelis, Gikas A., Chief Economist and Head of Research, Eurobank EFG
· Papaconstantinou, George, Minister of Finance
· Tsoukalis, Loukas, President, ELIAMEP Grisons

International Organizations
· Almunia, Joaquín, Vice President, European Commission
· Daele, Frans van, Chief of Staff to the President of the European Council
· Kroes, Neelie, Vice President, European Commission; Commissioner for Digital Agenda
· Lamy, Pascal, Director General, World Trade Organization
· Rompuy, Herman van, President, European Council
· Sheeran, Josette, Executive Director, United Nations World Food Programme
· Solana Madariaga, Javier, President, ESADEgeo Center for Global Economy and Geopolitics
· Trichet, Jean-Claude, President, European Central Bank
· Zoellick, Robert B., President, The World Bank Group

Ireland
· Gallagher, Paul, Senior Counsel; Former Attorney General
· McDowell, Michael, Senior Counsel, Law Library; Former Deputy Prime Minister
· Sutherland, Peter D., Chairman, Goldman Sachs International

Italy
· Bernabè, Franco, CEO, Telecom Italia SpA
· Elkann, John, Chairman, Fiat S.p.A.
· Monti, Mario, President, Univers Commerciale Luigi Bocconi
· Scaroni, Paolo, CEO, Eni S.p.A.
· Tremonti, Giulio, Minister of Economy and Finance

Canada
· Carney, Mark J., Governor, Bank of Canada
· Clark, Edmund, President and CEO, TD Bank Financial Group
· McKenna, Frank, Deputy Chair, TD Bank Financial Group
· Orbinksi, James, Professor of Medicine and Political Science, University of Toronto
· Prichard, J. Robert S., Chair, Torys LLP
· Reisman, Heather, Chair and CEO, Indigo Books & Music Inc. Center, Brookings Institution

Netherlands
· Bolland, Marc J., Chief Executive, Marks and Spencer Group plc
· Chavannes, Marc E., Political Columnist, NRC Handelsblad; Professor of Journalism
· Halberstadt, Victor, Professor of Economics, Leiden University; Former Honorary Secretary General of Bilderberg Meetings
· H.M. the Queen of the Netherlands
· Rosenthal, Uri, Minister of Foreign Affairs
· Winter, Jaap W., Partner, De Brauw Blackstone Westbroek

Norway
· Myklebust, Egil, Former Chairman of the Board of Directors SAS, sk Hydro ASA
· H.R.H. Crown Prince Haakon of Norway
· Ottersen, Ole Petter, Rector, University of Oslo
· Solberg, Erna, Leader of the Conservative Party

Austria
· Bronner, Oscar, CEO and Publisher, Standard Medien AG
· Faymann, Werner, Federal Chancellor
· Rothensteiner, Walter, Chairman of the Board, Raiffeisen Zentralbank Österreich AG
· Scholten, Rudolf, Member of the Board of Executive Directors, Oesterreichische Kontrollbank AG

Portugal
· Balsemão, Francisco Pinto, Chairman and CEO, IMPRESA, S.G.P.S.; Former Prime Minister
· Ferreira Alves, Clara, CEO, Claref LDA; writer
· Nogueira Leite, António, Member of the Board, José de Mello Investimentos, SGPS, SA

Sweden
· Mordashov, Alexey A., CEO, Severstal Schweden
· Bildt, Carl, Minister of Foreign Affairs
· Björling, Ewa, Minister for Trade
· Wallenberg, Jacob, Chairman, Investor AB

Switzerland
· Brabeck-Letmathe, Peter, Chairman, Nestlé S.A.
· Groth, Hans, Senior Director, Healthcare Policy & Market Access, Oncology Business Unit, Pfizer Europe
· Janom Steiner, Barbara, Head of the Department of Justice, Security and Health, Canton
· Kudelski, André, Chairman and CEO, Kudelski Group SA
· Leuthard, Doris, Federal Councillor
· Schmid, Martin, President, Government of the Canton Grisons
· Schweiger, Rolf, Ständerat
· Soiron, Rolf, Chairman of the Board, Holcim Ltd., Lonza Ltd.
· Vasella, Daniel L., Chairman, Novartis AG
· Witmer, Jürg, Chairman, Givaudan SA and Clariant AG

Spain
· Cebrián, Juan Luis, CEO, PRISA
· Cospedal, María Dolores de, Secretary General, Partido Popular
· León Gross, Bernardino, Secretary General of the Spanish Presidency
· Nin Génova, Juan María, President and CEO, La Caixa
· H.M. Queen Sofia of Spain

Turkey
· Ciliv, Süreyya, CEO, Turkcell Iletisim Hizmetleri A.S.
· Gülek Domac, Tayyibe, Former Minister of State
· Koç, Mustafa V., Chairman, Koç Holding A.S.
· Pekin, Sefika, Founding Partner, Pekin & Bayar Law Firm

USA
· Alexander, Keith B., Commander, USCYBERCOM; Director, National Security Agency
· Altman, Roger C., Chairman, Evercore Partners Inc.
· Bezos, Jeff, Founder and CEO, Amazon.com
· Collins, Timothy C., CEO, Ripplewood Holdings, LLC
· Feldstein, Martin S., George F. Baker Professor of Economics, Harvard University
· Hoffman, Reid, Co-founder and Executive Chairman, LinkedIn
· Hughes, Chris R., Co-founder, Facebook
· Jacobs, Kenneth M., Chairman & CEO, Lazard
· Johnson, James A., Vice Chairman, Perseus, LLC
· Jordan, Jr., Vernon E., Senior Managing Director, Lazard Frères & Co. LLC
· Keane, John M., Senior Partner, SCP Partners; General, US Army, Retired
· Kissinger, Henry A., Chairman, Kissinger Associates, Inc.
· Kleinfeld, Klaus, Chairman and CEO, Alcoa
· Kravis, Henry R., Co-Chairman and co-CEO, Kohlberg Kravis, Roberts & Co.
· Kravis, Marie-Josée, Senior Fellow, Hudson Institute, Inc.
· Li, Cheng, Senior Fellow and Director of Research, John L. Thornton China Center, Brookings Institution
· Mundie, Craig J., Chief Research and Strategy Officer, Microsoft Corporation
· Orszag, Peter R., Vice Chairman, Citigroup Global Markets, Inc.
· Perle, Richard N., Resident Fellow, American Enterprise Institute for Public Policy Research
· Rockefeller, David, Former Chairman, Chase Manhattan Bank
· Rose, Charlie, Executive Editor and Anchor, Charlie Rose
· Rubin, Robert E., Co-Chairman, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the Treasury
· Schmidt, Eric, Executive Chairman, Google Inc.
· Steinberg, James B., Deputy Secretary of State
· Thiel, Peter A., President, Clarium Capital Management, LLC
· Varney, Christine A., Assistant Attorney General for Antitrust
· Vaupel, James W., Founding Director, Max Planck Institute for Demographic Research
· Warsh, Kevin, Former Governor, Federal Reserve Board
· Wolfensohn, James D., Chairman, Wolfensohn & Company, LLC  

1 commento:

  1. Mi sembra di ricordare che la traduzione di Comedonchisciotte fosse stata fatta dalla versione in inglese di Estulin, dove mancava un lungo pezzo rispetto alla versione spagnola.
    Il mio blog aveva tradotto dallo spagnolo, e la versione integrale (e in italiano) è stata pubblicata anche da Daniel Estulin:

    http://www.danielestulin.com/2011/06/17/sintesi-del-club-bilderberg-meeting-2011-a-st-moritz-in-svizzera/

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